Percorrendo la via Olmetto, di fronte al civico 10, si apre un corto vicolo cieco, sul quale si affaccia oggi un garage edificato negli anni settanta. La stradina, che oggi ha perso il suo antico nome, è lunga una ventina di metri, e si blocca innanzi ad un cancello elettrico.
Anticamente questo era il vicolo San Fermo, ed era aperto e percorribile da chiunque; oggi ci transitano solo gli aventi diritto, i quali, costeggiando vari palazzi, possono sbucare in via Amedei, dove si trova un secondo cancello (di fronte al civico 13).
Vediamo nella mappa del 1860 come si snoda la stradina:
Il nome del vicolo derivava da una ormai abbattuta chiesetta che sorgeva presso il suo inizio, sul lato
destro, mentre sul lato sinistro v'era un'altra piccola chiesa, detta san Pietro in Corte (qualcuno ipotizza in
ricordo della sede di un giudice minore dell’età longobarda; o forse perchè più semplicemente si affacciava su un piccolo cortile, magari di una nobile famiglia).
Entrambe scomparvero nel XVIII secolo, in ogni caso dopo che il Latuada pubblicasse la loro descrizione nella sua celebre opera.
La chiusura del vicolo al pubblico passaggio avvenne nel 1818, quando i
proprietari dei contigui orti e giardini ottennero l'autorizzazione a sbarrarne l'accesso alle estremità con appositi cancelli.
Lungo il tracciato del vicolo ormai privato, nelle fondamenta del palazzo Majnoni d'Intignano, si trova tutt'ora un'aula della Milano imperiale, ricca di mosaici paleocristiani. Vi si legge anche un'iscrizione funeraria del V-VI secolo, ed è stata rinvenuta una sepoltura longobarda.
Il sito archeologico (statale) si trova all'interno di una proprietà privata, e non risulta ad oggi visitabile.
La zona fu pesantemente colpita durante i bombardamenti angoamericani, come vediamo nella foto di via Olmetto angolo via Cornaggia: poco più avanti, dove si nota il cumulo di macerie, si apre il vicolo san Fermo.
mauro colombo
novembre 2014