Nel 1890 l'Eritrea fu ufficialmente dichiarata Colonia italiana, anche se da molti anni quel territorio era soggetto, a vario titolo, al controllo italiano.
Nel 1897 fu nominato Governatore dell’Eritrea il
senatore Ferdinando Martini (il suo mandato durerà sino al 1907): egli profuse nell'incarico assegnatogli le sue migliori energie, impegnandosi non solo ad organizzare il territorio conquistato dal punto di vista amministrativo, ma anche a far
conoscere agli Italiani, alquanto scettici circa l'avventura coloniale, le ricchezze della
colonia e, soprattutto, la sua importanza strategica per il Regno d’Italia.
Era fondamentale infatti che la colonia venisse “sfruttata” il
più possibile, sia come luogo di produzione di beni durevoli (“la Colonia nostra è paese che ha attitudini
produttive non inferiori a quelle d’altre
colonie e d’altri paesi europei, che molto ha già dato e che molto ancora darà alle industrie ed al commercio nazionali, in un avvenire non lontano”), sia come sbocco per le vendite e il consumo dei
prodotti italiani in eccedenza (“Il mezzo più prontamente efficace per una colonia di rendersi
utile alla Madre patria è quello di consumarne i prodotti industriali
esuberanti”).
Per dare visibilità alla colonia, insomma per far pubblicità
all’Eritrea e renderla appettibile agli industriali italiani, sempre restii ad impiantare in terra africana i propri stabilimenti, si pensò di farla conoscere
attraverso quattro appuntamenti espositivi: a Firenze nel 1903, a Ravenna nel 1904, ad Asmara nel 1905, e a Milano nel 1906.
Elemento comune
riscontrabile in queste (ed altre minori) occasioni propagandistiche fu l’allestimento
dell’apprezzatissimo “villaggio coloniale”, con la presenza di “indigeni fatti venire
di laggiù”. Altro elemento comune e gradito dal pubblico era la presenza di
rappresentanti delle truppe coloniali. Spesso i padiglioni coloniali avevano
all’entrata un coreografico picchetto di Zaptié (carabinieri indigeni).
Ugualmente apprezzate erano le riproduzioni, in grandezza naturale, di alcune
costruzioni africane.
L’Esposizione internazionale di Milano del 1906 fu senz’altro l’occasione più importante, e l’Eritrea venne messa in buona luce sfruttando la Mostra sugli Italiani all’estero, il cui Presidente fu Giovanni Celoria.
I visitatori furono attratti dal ricco padiglione, realizzato nello stile architettonico delle costruzioni eritree, in modo che i Milanesi e gli Italiani potessero un po' sentirsi turisti in quelle terre. Nell’ottica di dimostrare la duplice valenza della colonia, la mostra stessa fu divisa in due parti: la prima relativa ai prodotti dell’Eritrea; la seconda dei prodotti importati in Eritrea dall'Italia.
Al cotone e all’industria tessile fu riservato uno spazio tutto particolare all’interno della mostra milanese, visto che l'idea principale per l'Eritrea era quella di renderla un fiorente polo produttivo tessile.
Fu naturalmente stampata una ricca guida
per i visitatori: il Catalogo dei prodotti di importazione nella Colonia
Eritrea.
Ma, come detto, l'attrazione più visitata e applaudita fu senz'altro il villaggio eritreo: era composto da recinti e capanne, numerosi Eritrei figuranti (fu dato il permesso di portarli in Italia, con obbligo di rimandarli in Eritrea ad Esposizione terminata), alcuni animali del posto, tra i quali i dromedari.
L'allestimento del villaggio richiese molti mesi di lavoro, ma l'effetto fu gradito a tutti.Il successo fu clamoroso, tanto che gli Italiani, a quel punto, videro l'avventura coloniale come un buon affare, ed iniziarono a fare sul serio soprattutto negli anni successivi, quando uniti e compatti chiesero a gran voce che l'Italia conquistasse altre terre, espandendo sempre di più i propri domini......ma questa è un'altra storia.
Bibliografia
Zaccaria M., "L'Eritrea in mostra. Ferdinando Martini e le esposizioni coloniali, 1903-1906", in Rivista di studi politici internazionali, 2002.
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Mauro Colombo
settembre 2015
maurocolombomilano@virgilio.it