Sono terminati in questi giorni alcuni restauri
conservativi sull’edificio conosciuto come Ca’ Brutta, all’angolo tra le vie
Turati e Moscova, con affacci anche sulle vie Appiani e Mangili.
Il complesso, per abitazioni ed uffici con ingressi
distinti, fu realizzato a partire dal 1919 e completato nel 1921, su progetto
congiunto di Giovanni Muzio, Pier Fausto Barelli e Vittorino Colonnese.
All'epoca, a pochi
passi lungo la via Principe Umberto (oggi Turati) si trovava la Stazione Centrale (piazza della Repubblica).
Il cantiere fu aperto spianando l'area
fino ad allora occupata dal giardino e dalla villa Ponti poi Borghi: questa fu,
nel 1866, una delle prime costruzioni residenziali
che videro la luce in quella zona, un tipico villino che l’architetto Alemagna
aveva progettato in stile neogotico.
Così appariva il villino Ponti-Borghi
Inutile soffermarsi sul perché i
milanesi battezzarono “brutta” l’opera del Muzio: essa sollevò un ampio
dibattito per lo stile modernista, ma ricco ancora di riferimenti
classici, una commistione che evidentemente non suscitò in quegli anni commenti
se non dispregiativi. A renderla invisa alla cittadinanza, anche la distruzione di uno dei più romantici giardini della Milano ottocentesca.
Dal punto di vista strutturale,
il palazzo, di sei piani più uno arretrato, si segnalò per essere forse una delle prime costruzioni che all’epoca
vennero dotate di box sotterranei (ben 45, con accesso mediante montacarichi): una vera chicca e un vero lusso in un
momento storico in cui le auto non erano certo un problema per Milano. Riscaldamento centralizzato, dieci ascensori.
Lo stesso Muzio stabilì, al
settimo piano, la propria residenza.
Mauro Colombo
settembre 2015
maurocolombomilano@virgilio.it