L'estate più terribile per Milano ebbe inizio il 25 luglio 1943, una data storica per l'Italia.
La serie di sconfitte dell’Asse in Russia e in Africa settentrionale
posero le basi per la richiesta di convocazione del Gran consiglio del fascismo, al quale Mussolini non potè opporsi a lungo.
Così,
mentre gli Americani conquistavano la Sicilia, all'alba del 25 luglio, a
maggioranza dei voti dei propri membri il Gran Consiglio approvò la mozione di
Grandi. Nel pomeriggio, il Re nominò Pietro Badoglio quale nuovo capo
del governo, disponendo l'arresto di Mussolini.
Il Bomber Command inglese, che fino ad allora aveva seriamente bombardato Milano solo in tre occasioni (due attacchi il 24 ottobre 1942 e uno il 15 febbraio 1943), decise che per accelerare la resa italiana il modo migliore fosse quello di distruggere la sua più importante città industriale.
Mettendo a ferro e fuoco Milano (e altre città del nord), la popolazione esasperata e fiaccata avrebbe spinto Badoglio a chiedere l'armistizio.
Fu così che in agosto i bombardieri inglesi della RAF sorvolarono la nostra città per quattro notti, sganciando sulla testa dei pochi milanesi rimasti (circa 250.000) un carico di bombe inimmaginabile.
Notti che lasciarono per sempre il segno, sia in chi visse quei momenti, sia in chi vide la città subito dopo, ma anche nei mesi e negli anni seguenti. Milano non fu più la stessa: il patrimonio storico e artistico, alcuni pittoreschi quartieri, le antiche dimore, rimasero solo un ricordo fotografico.
Approssimativamente, morirono tra le 1.200 e le 2.000 persone. La città perse un terzo delle proprie costruzioni, distrutte direttamente dalle incursioni aeree, dagli incendi da queste scatenati, o per le demolizioni successive resesi necessarie o (spesso) economicamente più vantaggiose.
L'8 settembre l'Italia si arrese. Anche in questo caso, Milano pagò alla nazione uno dei suoi più alti tributi.
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Mauro Colombo
luglio 2018
maurocolombomilano@virgilio.it