venerdì 27 giugno 2014

Bartolomeo Arese e la sua biblioteca giuridica

Bartolomeo Arese




Bartolomeo Arese nacque a Milano nel 1610 da una famiglia senatoria cittadina, imparentata con altre casate patrizie lombarde.
Suo padre Giulio Arese, giureconsulto collegiato, aveva compiuto un esemplare percorso nell'alta burocrazia del ducato, ed era figlio di Marco Antonio Arese e Ippolita Claro, figlia questa di Giulio Claro (1525-1575), celebre giurista alessandrino, conosciuto per l'opera "Liber quintus sententiarum", vero vademecum del diritto criminale dal Cinquecento in avanti.

Dopo aver frequentato il collegio dei gesuiti di Brera, anche Bartolomeo si iscrisse giovanissimo alla facoltà giuridica dell'università di Pavia, dove si addottorò. Successivamente fu ammesso a far parte del collegio dei giureconsulti di Milano, ed in un primo tempo esercitò con successo l'avvocatura.
Nel frattempo il padre Giulio era diventato membro del  Senato, all'epoca organo giurisdizionale di massima istanza per il Ducato di Milano, poi presidente del magistrato dei redditi ordinari e consigliere segreto. 
Completò il cursus honorum ottenendo la carica di Presidente del Senato nel 1619.
Nel 1626 il padre aveva acquistato Castellambro, onde acquisirne il titolo comitale. Il privilegio sovrano di concessione arrivò tuttavia poco dopo la sua morte, sicché fu proprio Bartolomeo a potersi fregiare per primo del titolo di conte. Questi ottenne nel campo giuridico numerose soddisfazioni, prima delle quali l'assegnazione del seggio paterno tra i sessanta decurioni perpetui della città.
Medaglia di Bartolomeo Arese (recto)Nel 1636 Bartolomeo ricoprì l'incarico biennale di Capitano di giustizia, e si dice addirittura che, al fine di vegliare sull'ordine pubblico, passasse la notte aggirandosi per le vie della città accompagnato da una scorta di armati per sedare risse e disordini.
Nel 1641 ottenne finalmente un posto in Senato, del quale divenne Presidente nel 1660. Dall'alto di tale incarico si sforzò di reprimere le illegalità, le vendette, i duelli.
Sul  piano letterario si distinse per la compilazione di numerose raccolte manoscritte di giurisprudenza senatoria e di collezioni di pronunce del magistrato dei redditi ordinari.

 

Il palazzo Arese-Borromeo-Litta di corso Magenta


Sua dimora cittadina era il palazzo fatto realizzare nel 1648 in corso di porta Vercellina (oggi corso Magenta) su progetto di Francesco Maria Richini (per ragioni successorie, conosciuto oggi come Palazzo Arese-Borromeo-Litta). 



Il palazzo, che in origine si protendeva con rustici e giardini fin quasi al Castello (privilegio urbanistico che mantenne fino alla costruzione dei palazzi di Foro Bonaparte), fu celebre all'epoca per i fastosi ricevimenti che il conte Arese amava dare.
Il più mondano fu quello organizzato in occasione della sosta milanese di Maria Anna d'Austria (1649), che andava sposa di Filippo IV di Spagna. Per l'avvenimento Bartolomeo fece costruire una galleria verso il giardino, con le pareti ricoperte di broccato d'oro e quadri, e "di quando in quando si incontravano fontane d'onde zampillavano acque odorose. Da un momento all'altro, come per incanto comparvero le tavole apprestate per una sontuosa cena. Agli ospiti il padrone di casa presentò splendidi regali: al re d'Ungheria un quadro d'autore insigne, alla regina un cestello d'oro, alle dame oggetti preziosi d'ogni qualità".
La sontuosa dimora verrà poi completata e arricchita dai discendenti di casa Arese, che le seppero dare lustro facendo erigere il famosissimo scalone scenografico opera del Merli e la facciata di Bartolomeo Bolli. 







Per la villeggiatura Bartolomeo Arese  fece realizzare nella Pieve di Seveso una magnifica villa con uno splendido giardino, oggi conosciuto come Palazzo Arese Borromeo, nel Comune di Cesano Maderno.

Meno fortuna ebbe invece sul piano familiare: dei tre figli avuti dalla consorte Lucrezia Omodei, l'unico maschio morì in giovane età, all'inizio della carriera giudica; le due femmine andarono spose l'una al conte Renato Borromeo, l'altra al conte Fabio Visconti.
L'Arese morì nel 1674, e le sue spoglie furono deposte nella chiesa di S. Vittore al Corpo, dove  aveva fatto realizzare qualche anno prima una cappella di famiglia (la sesta cappella nella navata destra), su progetto dell'architetto Girolamo Quadrio, con sculture di Giuseppe Vismara.

Il lascito testamentario in favore del Senato milanese

Il 24 settembre 1671 il conte Bartolomeo Arese, prevedendo ormai di morire senza lasciare eredi maschi, dispose con testamento rogato dal notaio Annoni che al Senato milanese, di cui era stato membro e presidente, e dal quale aveva ricevuto enormi soddisfazioni professionali e prestigioso riconoscimento, andasse la maggior parte dei libri giuridici che la sua vasta cultura e le cospicue finanze gli avevano permesso di raccogliere. 

Secondo le sue ultime volontà, al momento della morte il segretario del Senato (o il prefetto della biblioteca senatoria) avrebbe dovuto stilare un preciso elenco dei libri di carattere giuridico lasciati dal conte, di modo che tutti i testi che fossero risultati mancanti alla biblioteca del Senato passassero a questo, mentre i "doppioni" (dei quali il tribunale dunque non abbisognava) sarebbero andati ad un nipote, il giureconsulto Agostino Arese.
Bartolomeo dispose anche per i libri non giuridici facenti parte della sua collezione, lasciandoli ad altri soggetti a seconda dell'argomento.
I libri che concretamente entrarono a far parte della biblioteca senatoria vennero marchiati in modo indelebile con l'ex libris del suo munifico proprietario: "Ex dono Co. B. Aresii Praesidis".
Il legato di Bartolomeo Arese seguiva, a distanza di un decennio, quello di un altro illustre presidente del Senato, il marchese Luigi Cusani. Questi, infatti, nel 1659 aveva donato alla medesima biblioteca tutti i propri libri attinenti il diritto.
A seguito di questi due consistenti lasciti, che testimoniano peraltro l'attaccamento e il rispetto che i membri del Senato avevano per l'organo giudiziario di appartenenza, la biblioteca doveva essersi notevolmente sviluppata, tanto da necessitare la stesura di un nuovo catalogo, redatto presumibilmente intorno alla fine del 1688 e stampato col titolo "Nomenclator librorum qui sunt in Bibliotheca Senatus excellentissimi Mediolani ex legato illustrissimorum olim regentium et praesidum d. marchionis Aloysii Cusani et d. comitis Bartholomaei Aresii".
Da tale catalogo, all'interno del quale i libri sono elencati sommariamente con il nome dell'autore e del titolo (o solo quest'ultimo per le opere miscellanee), si apprende che i testi di proprietà del Tribunale assommavano a 1670 ed erano di vario formato, con prevalenza tuttavia di quelli di formato cosiddetto in folio.
Soppresso da Giuseppe II il Senato, tutti i testi presenti nella sua biblioteca furono trasferiti prima alla Corte d'Appello austriaca, successivamente passarono in proprietà del Tribunale d'Appello di Milano (con sede in palazzo Clerici), il quale volle a sua volta stampare nel 1858 un aggiornato "Catalogo della Biblioteca Antica dell'I.R. Tribunale d'Appello in Milano", dal quale si evince che i testi erano di poco aumentati rispetto a quelli posseduti dal Senato dopo i lasciti Cusani ed Arese.
Con l'istituzione, nel 1924, dell'Università degli Studi di Milano, l'intera biblioteca, rivestendo un enorme valore storico-giuridico, fu a questa trasferita, anche se attualmente, dopo l'incendio occorso alla Corte d'Appello e il bombardamento aereo del 24 ottobre 1942, i testi un tempo di così illustri organi giudiziari si sono ridotti a 1168.

Vedi anche l'articolo sul  Senato di Milano.

 

Bibliografia


Bascapè G.C., I palazzi della vecchia Milano, ristampa 1986;


Signorotto, Giovanni Vittorio: Il ruolo politico di Bartolomeo Arese nell'Europa secentesca, Convegno di studi "Mecenatismo culturale e spettacolo al tempo dei conti Bartolomeo Arese e Vitaliano Borromeo. 1650-1690", Cesano Maderno, 13-14 giugno 1998;

Zeppegno, L.: Le chiese di Milano, 1999.

mauro colombo, febbraio 2003 
ultimo aggiornamento: giugno 2014
maurocolombomilano@virgilio.it