Anche se alcuni studiosi farebbero risalire l'invenzione della fotografia agli ultimi anni del 1700 ad opera del britannico Wedgwood, ufficialmente la prima fotografia giunta sino a noi risale al 1826: il francese Niepce riuscì ad immortalare il borgo che vedeva dalla sua finestra, utilizzando una camera oscura e una lastra di rame argentato spennellata di bitume di giudea.
Accennato doverosamente a queste fasi pionieristiche, si può affermare che la tecnica fotografica prenda la giusta strada nel 1829, quando lo stesso Niepce fonda con Daguerre una società per lo sviluppo dei materiali fotografici e delle tecniche fotografiche, sodalizio che permetterà un decennio dopo (1839) di brevettare il famoso "dagherrotipo". Negli stessi anni, sempre a Parigi, lavorava alla "calotipia" il britannico Talbot, che contibuì a migliorare la nuovissima invenzione.
Dal 1850 dagherrotipia e calotipia vengono lentamente soppiantate dal nuovo sistema al collodio e poi dalla gelatina bromuro d’argento.
Fra il 1839 e il 1840 alcuni artisti milanesi entrano in contatto, più o meno casualmente, con la nuova tecnica del dagherrotipo, avendola appresa direttamente a Parigi. Sono Sacchi, Duroni, Brenta e Miani, con l'aiuto del conte Kramer. Gli stessi si interessano poco dopo alla calotipia.
A loro si devono dunque i
primi scatti fotografici dedicati alla città di
Milano (
tra il 1839 e il 1845). Purtroppo molte di queste primissime realizzazioni sono oggi perdute, a meno che non ci si accontenti dei resoconti delle riviste dell'epoca.
Dopo di loro, altri fotografi, milanesi e non, si avvicinarono, con successo, alla nuova arte ormai perfezionata (collodio e gelatina) regalandoci numerose fotografie scattate (si fa per dire, visti i tempi di esposizione ancora molto lunghi) a monumenti e scorci di una Milano fino ad allora vista ed immortalata solo nei quadri. Ricordiamo Calzolari, Brogi, Pozzi, Sommer, Déroche & Heiland.
Vediamo dunque chi erano questi primi fotografi che si interessarono della nostra città, e ammiriamone alcuni lavori.
Luigi Sacchi
Sacchi, nato a Milano nel 1805 da Giuseppe e Serafina Mangiarotti, era cugino di Defendente Sacchi, illustre filosofo e critico d'arte
dell'Università di Pavia.
Sacchi si iscrisse alla Scuola di Pittura dell'Accademia di
Belle Arti di Brera. Ritrattista e amante dei dipinti dell'Hayez, passa dalla fine di quel
decennio a dipingere paesaggi e monumenti di Milano e di Pavia. Nei primissimi anni '30 si discosta dalla pittura e si dedica
all'incisione e alle tecniche di litografia e xilografia diventando
rapidamente uno dei più stimati ed autorevoli professionisti del Lombardo
Veneto. Negli stessi anni il Sacchi apre a Milano la prima stamperia xilografica
d'Italia e inizia a stampare opere di Manzoni, Porta, Grossi e D'Azeglio.
Visto il successo del promettente giovanotto, Alessandro Manzoni, in vista della
ripubblicazione definitiva de I Promessi Sposi, gli affidò la direzione dell'edizione illustrata da
pubblicarsi tra il 1840 e il 1842 in dispense.
Per trovare i migliori incisori ed illustratori d'Europa il Sacchi partì
nel 1839 per Parigi, casualmente nell'anno in cui
venne presentata al mondo la prima fotografia ottenuta tramite il metodo di
Daguerre.
Quando rientrò definitivamente nella primavera del 1840 a Milano si portò dietro alcuni
dei migliori incisori dell'epoca per lavorare ai Promessi
Sposi. Contemporaneamente iniziò la sua attività di fotografo (o come si diceva all'epoca: lucigrafo) tramite i
metodi di Daguerre, e dal 1841, di Talbot.
In ogni caso le prime foto oggi autenticate sono del 1845. Conquista negli anni successivi numerosi premi e riconoscimenti per l'arte fotografica, e nel 1857 viene celebrato dal maggior critico d'arte fotografica
dell'epoca, Ernest Lacan, come il maggior fotografo vivente e la sua
ripresa dell'Ultima Cena di Leonardo come una delle migliori fotografie
sino ad allora realizzate.
In quegli stessi anni il Sacchi venne chiamato a collaborare a Brera
dall'Accademia, e procede a fotografare tutti i principali dipinti
presenti nell'Accademia.
Sempre nel 1857 viene editata la prima Guida di Milano illustrata dalle foto
del Sacchi. Muore il 15 gennaio 1861 a Milano.
Sacchi fu senza dubbio tra i primissimi fotografi di Milano, seppure
ufficilamente la sua
prima immagine risalga al
1845: uno calotipo del monumento "
Fuentes" all'epoca ancora esistente all'inizio del
naviglio pavese (sullo sfondo vediamo infatti la porta Ticinese).
Alessandro Duroni
Nacque
a Canzo (Como) il 30 maggio 1807 da Antonio e Giustina Molteni. La prima notizia sulla sua attività risale al 1837,
anno in cui a Milano, al n. 27 della galleria De Cristoforis, possedeva
un negozio di ottica, con annesso deposito di apparecchi di chimica,
ottica, fisica e matematica. Nell'agosto 1839 a Parigi seguì i primi esperimenti di
Daguerre, assistendo all'entusiasmo del pubblico per le nuove
invenzioni. Nei primi giorni di novembre del 1839 tornò a Milano,
portando con sé l'attrezzatura per la dagherrotipia ed anche un
dagherrotipo che riproduceva il Louvre, eseguito da Daguerre e da Giroux, che espose l'11 novembre nel chiostro di S. Maria dei Servi.
Il 30 novembre 1939 Duroni con il suo apparecchio riprese due vedute del Duomo, una dalla parte superiore, l'altra da una terrazza di contrada di Rastrelli, una veduta dell'Arco della Pace e una prospettiva di Palazzo Raimondi dalla contrada di Monte di pietà. Nel 1842 attrezzò una parte del suo negozio per eseguire riproduzioni al dagherrotipo. Nel 1853 perfezionò il sistema di Daguerre, inventando il "metodo
positivo-negativo", cioè la possibilità di
trasformare la lamina dagherrotipica in una matrice inchiostrabile e
quindi riproducibile.
Negli ultimi anni
della sua attività, ormai ritrattista affermato, fu tra i fotografi
preferiti dall'aristocrazia e dall'alta borghesia milanese, ma
soprattutto fu valente tecnico e scienziato. Infatti nel 1865, insieme a Porro, fondò l'Istituto tecnomatico italiano, la prima
officina nazionale per la costruzione degli strumenti di precisione.
Trasferito il suo stabilimento fotografico al n. 13 di corso Vittorio
Emanuele, lo cedette nel 1866 al Calzolari.
Mori a Milano il 9 settembre 1870.
Icilio Calzolari
Nacque a Parma il
2 giugno 1833 da Lazzaro e Margherita Ripari, ma risulta iscritto nei Ruoli
della popolazione dello stato civile di Milano dal 1856-1858 come
ragioniere, con diverse residenze: contrada del Rovello 2296,
corsia del Giardino 1219, corso Vittorio Emanuele 2.
Sposa Angelina Cavazzi, figlia di Teresa Duroni, sorella di Alessandro.
Il 31 marzo 1866 rileva lo stabilimento
fotografico di Alessandro Duroni in corso Vittorio Emanuele 13, che da
quel momento porta la denominazione di Regio stabilimento fotografico
Duroni di Icilio Calzolari, mentre dal 1869 al 1880 si nomina solo
Calzolari Icilio fotografo. Dal 1877 al 1880 si aggiungono gli indirizzi
di corso di Porta Venezia 77 e via Manin 12; dal 1881 al 1883 cambia la
situazione economica e si aggiunge solo l'indirizzo di Galleria de
Cristoforis 37; dal 1884 al 1888 l'attività risulta solo in corso
Vittorio Emanuele 2. La ditta Guigoni & Bossi rileva lo stabilimento
di Calzolari nel 1888.
Nel 1867 partecipa all'Esposizione di Parigi
con una serie di ingrandimenti fotografici. Si dedica alla
documentazione del patrimonio architettonico e artistico milanese, alla
veduta monumentale d'impianto prospettico tradizionale, ma anche alla
fotografia di cantiere e di opere pubbliche. In questo periodo stampa e
diffonde fotografie tratte dai negativi di Alessandro Duroni, che
tuttavia circolano con il nome di Calzolari. Nel 1888
cede lo stabilimento alla ditta Guigono & Bossi, ma continua a
fotografare e apre uno stabilimento di eliotipia nel 1889 in via Durini
n. 14, in societa' con Carlo Ferrario, già titolare di uno stabilimento
" C. Ferrario e figlio" per eliocromia e fototipia con sedi in via
Solferino n. 26 e in via Montebello 3.
Continua a fotografare per suo
diletto e nel 1891 aderisce al Circolo fotografico lombardo. Nel 1894
partecipa alle Esposizioni riunite di Milano, ottenendo un diploma di
primo grado. Nel 1898 ritrae la breccia al Convento dei Capuccini
durante i moti milanesi.
Muore il 18 dicembre 1906.
Giacomo Brogi
Il Brogi (Firenze 1822 – Firenze 1881) arriva alla fotografia dalla professione di incisore e
ritoccatore. Fonda la ditta "Giacomo Brogi Fotografo",
partecipando già nel 1861 all'Esposizione Italiana di Firenze e
pubblicando l'anno successivo il suo primo catalogo di fotografie. Il Brogi, nel giro di un decennio, seppe dare un grande impulso
alla ditta, la quale aprì filiali in diverse città, come Roma, Napoli e
Bowinkel, e la sua fama, soprattutto come ritrattista, crebbe
tanto da essere nominato nel 1878 Fotografo del Re. Brogi partecipò
anche a numerose Esposizioni degli anni '70, come quelle di Forlì,
Vienna e Milano, dove, nel 1881, guadagnò la medaglia d'argento. In
quello stesso anno Giacomo morì, lasciando la ditta ai figli Carlo e
Alfredo.
Leopoldo Alinari
Alinari (Firenze 1832 - 1865), fondò a Firenze (1854) l'omonima casa editrice specializzata in pubblicazioni d'arte e in riproduzioni fotografiche (raccolta di negativi di 110.000 opere d'arte). Gli succedettero nella direzione dell'azienda i fratelli Giuseppe e Romualdo e quindi il figlio Vittorio fino al 1920,
quando l'azienda fu costituita in società anonima con la denominazione
di Istituto di Edizioni Artistiche (IDEA), che in seguito ha assunto
sotto la propria amministrazione anche le collezioni Anderson e Brogi.
Luca Fortunato Comerio
Luca Comerio (Milano, 19 novembre 1878 – Mombello, 5 luglio 1940) nacque in via Volta al 19, da Francesco, proprietario di una caffetteria, e da Claudia Francioli.
Appassionato di pittura, a soli 12 anni si fece assumere come assistente nello studio di Belisario Croci, un pittore fotografo che conobbe nel locale del padre. Lì apprese le basi artistiche e tecniche della fotografia, che divenne la sua passione e la sua professione.
Nel 1894 comperò la sua prima macchina fotografica, aprì un laboratorio in proprio in via Hugo 1, e si specializzò in foto al magnesio e ritratti su porcellana.
Appena ventenne,
documentò coraggiosamente, e a rischio della propria vita, i moti popolari scoppiati a Milano nel maggio del 1898 e la repressione del generale Bava Beccaris.
Le immagini vennero pubblicate per due settimane
consecutive (15-21 maggio) nella rivista L'Illustrazione Italiana, e la raccolta venne intitolata La rivolta di Milano.
Si interessò quindi alla cinematografia, nuovo mezzo sviluppatosi alla vigilia del XX secolo.
Nel 1907 vinse il concorso fotografico Hennemann, per un fotomontaggio di immagini che ritraevano la vita nella città di Milano, e ricevette un premio di cinquecento lire. Con i soldi del premio, Comerio si recò a Parigi e acquistò una cinepresa Pathé.
Nel settembre dello stesso anno passò alla produzione cinematografica con la costituzione a Milano della Luca Comerio & C., prima manifattura cinematografica della città. Nel luglio 1908 la Comerio si unì ad un'altra società la SAFFI (Società Anonima Fabbricazione Films Italiane), e si diede vita alla SAFFI-Comerio. Con questa società Comerio fece costruire un grosso e moderno stabilimento cinematografico, dotato di un teatro di posa, su un'area di 22.000 m² situato nel quartiere Turro.
Pozzi, Sommer, Déroche & Heiland
Terminiamo con alcune delle realizzazioni di questi fotografi.
Mauro Colombo
ottobre 2014
maurocolombomilano@virgilio.it