martedì 9 dicembre 2014

Tram e treni al Giambellino




Negli anni trenta la situazione tranviaria del Giambellino era caratterizzata dall'arrivo, nel quartiere, di due linee: il 9 e il 28, che qui terminavano la loro corsa dopo aver percorso in condivisione gran parte della via Solari (e provenienti, rispettivamente, dalla Bovisa e dall'Ortica).
Fino al 1937, per l'esattezza, questi due tram facevano capolinea all'incrocio tra via Giambellino e via Brunelleschi, dove un apposito anello permetteva alle vetture di tornare indietro (capolinea "Giambellino").
Ancora oggi in quel punto si può notare la configuarazione che il vecchio rondò (ormai sparito) aveva imposto agli assi stradali. Ecco una foto degli anni Cinquanta e una foto aerea del 1965:

giambellino rondò tram



Il quartiere era poi costeggiato dalla linea ferroviaria Milano-Mortara, i cui binari scorrevano paralleli alla via Giambellino e la separavano dal naviglio grande.
La linea ferroviaria in quegli anni aveva già subito la modifica che l'aveva attestata, fin dal 1931, alla stazione di porta Genova, senza più permetterle di continuare, come da iniziale progetto,  verso lo scalo del macello (oggi parco Solari), lo scalo Sempione e da lì alla stazione Centrale (leggi qui l'articolo  dedicato alla ferrovia in zona Solari).
La linea tuttavia raggiungeva (e raggiunge) la Centrale scavalcando il naviglio  all'altezza della chiesa di San Cristoforo, mediante l'apposito bivio, in modo da potersi unire alla linea di cintura sud, che verso piazzale Lodi risaliva appunto alla Centrale.
Pochi chilometri prima della stazione di Porta Genova (ormai divenuta di testa) si trovava (e si trova oggi) la stazione di San Cristoforo, aperta per servire alcune frazioni campestri della città e per favorire l'arrivo degli operai che lavoravano nelle fabbriche della zona.

Alla fine degli anni trenta la zona della stazione di san Cristoforo era stata interessata da una notevolissima espansione demografica, con la costruzione dei caseggiati del quartiere Mina, edilizia popolare destinata agli immigrati in arrivo dal Sud e agli Italiani rientranti dall'estero, richiamati dalle promesse di Mussolini.


In quegli anni, quasi 20.000 abitanti del nuovo Giambellino erano costretti, per raggiungere il tram al rondò Brunelleschi, a percorrere quasi un chilometro di strada non asfaltata e non illuminata.
Fu giocoforza istituire in fretta un'apposita linea di autobus, la linea "S" (detta poi Carioca), forse la più corta che la città conobbe.
Nella mappa 1937 si vede in rosso il rondò tranviario in Brunelleschi, e in rosso tratteggiato, l'autobus S fino alla stazione FS.


Nel 1940 il Comune si decise finalmente a prolungare il percorso tranviario, portando la linea del 9 e del 28 fino all'attuale largo Giambellino, dove un vasto rondò permetteva ai tram di tornare indietro. Tale anello si trovava, all'incirca, nello spiazzo erboso compreso oggi tra il deposito ATM e la chiesa.



L'opera di  prolungamento era risultata subito una mezza misura, un lavoro eseguito alla buona e di certo non risolutivo. Infatti, dal nuovo capolinea, il quartiere Mina era ancora distante, ma soprattutto la stazione san Cristoforo continuava a non essere servita dal tram, e appariva abbandonata nel nulla, in una piazza, dedicata all'Albania (sarà rinominata Tirana nel dopoguerra) totalmente dimenticata e soggetta ad allagamenti.
Fu quindi mantenuta la linea d'autobus S, seppur più corta di prima.
Nella foto, un tram percorre la via Giambellino sul finire degli anni trenta.



La situazione deplorevole venne stigmatizzata da un interesante articolo del Corriere della Sera dell'aprile 1941 intitolato "porta Genova e san Cristoforo: una stazione da sopprimere e una da sviluppare".
L'articolista, nel criticare le condizioni di disagio nel quale era abbandonato il quartiere, lamentava, come il titolo ci fa immaginare, come le FS stessero mal gestendo le loro risorse.
A San Cristoforo, infatti, ogni convoglio in arrivo da Mortara veniva  spezzato in due: alcuni vagoni ripartivano per la stazione Centrale (prendendo poco più avanti il bivio per la cintura sud), mentre altri venivano agganciati ad una apposita locomotiva per dirigersi in porta Genova.
Tutto ciò con tempi morti per le ovvie operazioni di aggancio e sgancio di vagoni, manovre, ecc ecc.
Lo stesso si verificava, in senso inverso, per i treni che, partiti dalla Centrale e da porta Genova, erano diretti a Mortara: giunti in san Cristoforo, venivano fermati e riuniti in un solo convoglio, che poi ripartiva alla volta della Lomellina.
Il progetto ipotizzato dal Corriere era quindi molto semplice: innanziutto il Comune avrebbe dovuto rendere più decoroso il piazzale della stazione di san Cristoforo e sistemare piazza Albania; poi prolungare doverosamente  la linea tranviaria fino a quel punto.
Le Ferrovie, da parte loro,  avrebbero potuto sopprimere la stazione passeggeri di porta Genova: i treni dalla Lomellina sarebbero andati diretti fino alla Centrale, e chi voleva poteva scendere in san Cristoforo, e trovare comodi e veloci tram per il centro cittadino (l'articolista afferma che dal capolinea Giambellino a via Orefici, il 9 impiegava 17/18 minuti).
Anche i costi dei biglietti sarebbero diminuiti.


La guerra purtroppo entrò nel vivo di lì a poco: nel 1942 iniziarono anche i bombardamenti sulla città.
Si bloccò così qualsiasi progetto, visto che altre sarebbero state le preoccupazioni di Milano per gli anni seguenti.
Peraltro quell'anno fu costruito un binario ferroviario  dalla stazione san Cristoforo fino all'ospedale militare di Baggio, lungo la via Inganni, affinchè i treni dei feriti raggiungessero prontamente il nosocomio.
Si vede il binario nella foto del 1943 qui accanto.


Solo nel 1948, con la ricostruzione postbellica, si dismise il rondò in largo Giambellino,  e la linea tranviaria venne prolungata fino alla stazione FS in piazza Tirana (e il tram 9 divenne 8).
Ecco finalmente il rondò in Tirana.




In anni recenti, peraltro, si decise per un ulteriore prolungamento, per portare il tram 14 (che oggi percorre l'asse Solari-Giambellino) all'attuale rondò attrezzato "Lorenteggio", al confine con Corsico.
Dal punto di vista ferroviario, invece, nulla è cambiato dal lontano 1940: la stazione san Cristoforo è ancora sotto-utilizzata (recentemente è stata privata anche del servizio auto+treno, molto utilizzato durante l'estate per chi portava l'auto al seguito verso il sud Italia).
La stazione di porta Genova continua a sopravvivere, pur essendo attuale il dibattito per una sua futura e definitiva dismissione.

mauro colombo
dicembre 2014