Lungo la via san Vittore, nel tratto compreso tra le vie Bandello e Zenale (un tempo dette delle Oche e delle Ochette) si trovavano due edifici di particolare interesse.
La zona peraltro è celebre in quanto qui si trovava la "Vigna di Leonardo", il vasto appezzamento di terreno che Ludovico il Moro aveva donato al genio toscano per i servigi resi alla corte Sforzesca.
Innanzitutto, al n. 30 vi era la chiesa di santa Maria di Loreto, edificata nel 1636 dal varesino Carlo Buzzi (già architetto della fabbrica del Duomo), poi ricostruita nel 1847 da Giacomo Moraglia, il famoso architetto neoclassico che a Milano lasciò numerose tracce del proprio lavoro (una per tutte: la porta Comasina e i suoi caselli).
Accanto alla chiesa si trovava il vasto Ospedale Fatebenefratelli, dall'imponente facciata caratterizzata dalla ciclopiche colonne, eretto nel 1845 su progetto di Nicola Dordoni, grazie al lascito della marchesa Visconti Cappelli.
Questo ospedale non va confuso con l'altro omonimo ospedale sempre sulla stessa via ma al n. 12, intitolato a S.Giuseppe, tutt'ora esistente (benchè l'edificio originario del 1875 sia stato verso il 1970 abbattuto per riedificare il nosocomio nelle forme attuali, secondo un progetto più pratico e funzionale).
Sia la chiesa di santa Maria di Loreto che l'attiguo Ospedale vennero abbattuti quando il nuovo piano regolatore sancì l'apertura, tra le vie Bandello e Zenale, di un'ulteriore viuzza: la Morozzo della Rocca, finalizzata a meglio lottizzare i terreni che la ricca borghesia milanese stava sfruttando per le proprie nuove residenze.
Le demolizioni ebbero luogo verso il 1936, tant'è che un inedito Diario manoscritto tenuto da un allievo dell'Istituto Industriale periti Edili descrive proprio la fase di erezione della casa al n. 3 di via Morozzo. Lo studente, che assisteva alle fasi di cantiere per motivi didattici relativi alla pratica professionale, scrive testualmente durante l'anno scolastico 1936-1937: "Mentre (gli operai) stavano eseguendo gli scavi osservai che sotto il terreno stesso vi si trovavano interrati dei grossi muri, ne chiesi il motivo e mi fu risposto che su quel terreno esisteva un tempo un ospedale e precisamente in quel punto esisteva il campanile della chiesa annessa all'ospedale stesso. Questo fu uno degli inconvenienti avuti durante lo scavo perchè si dovette perdere del tempo per demolirli tutti a colpi di mazza e di piccone". Il tutto naturalmente senza alcun rimpianto: quando si dice il piccone demolitore!
Al n. 5 della via Morozzo, nel 1939, Pietro Portaluppi ideò uno dei suoi celebri palazzi, caratterizzato, questo, dallo zoccolo di facciata in lastre di metallo.
mauro colombo
febbraio 2015