Ai numerosi arrivi non corrispondeva, tuttavia, un'adeguata offerta abitativa, sia perchè gli alloggi a disposizione erano davvero pochi, sia perchè le locande e gli alberghi risultarono insufficienti oppure troppo costosi.
Si tenga poi conto che moltissimi forestieri entravano a Milano solo per lavori occasionali della durata di una settimana, ed erano costretti a trovar da dormire in bettole malsane e sovraffollate. Se non addirittura in strada, sotto i portici, nelle stalle.
Nacque così una nuova forma di assistenza, spesso sotto forma di cooperativa, volta a creare alloggi per lavoratori e famiglie (come il celebre esempio della Società Umanitaria e i suoi quartieri modello).
Per rispondere a questa emergenza abitativa e sociale venne costituita nel 1899 da Luigi Buffoli (1850-1914, qui la sua biografia, una via in zona lo ricorda come "filantropo") la Cooperativa Alberghi Popolari, che presto divenne forte di 1600 soci.
Con il capitale raccolto (e l'aiuto anche della Edison), nello stesso anno si iniziò a costruire un vasto edificio affacciato su quel tratto di naviglio che congiungeva la Darsena alla Fossa interna, e che scorreva tra le vie Vallone e Olocati (interrato il naviglio, la via fu ribattezzata Conca del Naviglio).
Con il capitale raccolto (e l'aiuto anche della Edison), nello stesso anno si iniziò a costruire un vasto edificio affacciato su quel tratto di naviglio che congiungeva la Darsena alla Fossa interna, e che scorreva tra le vie Vallone e Olocati (interrato il naviglio, la via fu ribattezzata Conca del Naviglio).
L'Albergo popolare fu inaugurato nel 1901, e occupava precisamente lo spazio compreso tra via Vallone e via Marco d'Oggiono.
L'offerta abitativa, riservata ai soli uomini, era alquanto semplice e per questo apprezzata dai lavoratori senza troppi soldi in tasca, desiderosi di dormire e riposare dopo la faticosa giornata. Vennero create circa 500 camerette, affittate ad un prezzo per notte molto contenuto. Si prendeva posto la sera e si lasciava libera la stanzetta al mattino entro le 9. Non era ammessa la permanenza nelle camere durante il giorno. Se molti si fermavano per poche notti (comprando la sera l'apposito biglietto di ammissione), altrettanti acquistavano abbonamenti per periodi più lunghi, anche mensili.
Nei piani bassi dell'edificio vennero realizzati i servizi igienici e le docce, le cucine, la sala ricreativa, lo spaccio alimentare, e il barbiere.
Nei piani bassi dell'edificio vennero realizzati i servizi igienici e le docce, le cucine, la sala ricreativa, lo spaccio alimentare, e il barbiere.
Durante la Prima Guerra mondiale fu adibito ad ospedale militare (e fu unito alla linea tranviaria con un apposito raccordo di 300 metri), mentre negli anni venti e trenta fu il luogo ideale per i piccoli commercianti di passaggio, gli artisti, i manovali e i carpentieri con brevi contratti lavorativi. Venne aperta anche una biblioteca e spesso nel locale ricreativo si tennero concerti.
Ed ecco l'Albergo, sulla destra, mentre nel 1930 coprono il corso d'acqua. La via Vallone e la via Olocati (le due rive) stanno per diventare una via sola.
Negli anni cinquanta e soprattutto sessanta, mutata la situazione socio-economica milanese e in generale italiana, la clientela finì con l'essere composta da emarginati, poveri e disoccupati, fino a diventare, negli ultimi anni, un luogo fuori controllo con una presenza costante di vagabondi e pregiudicati.
Nel 1968, all'apice del degrado, ne venne decretato lo sgombero e la chiusura, cui seguì l'abbattimento.
Mauro Colombo
giugno 2016
maurocolombomilano@virgilio.it