Su piazzale Lodi si affaccia l'imponente palazzo dei primi del Novecento un tempo sede degli uffici di una
grande realtà industriale milanese e italiana: il Teconomasio Italiano
Brown Boveri - T.I.B.B.
Oggi vi ha sede un'assicurazione.
Nel periodo di massimo sviluppo, l'intero isolato era occupato dalla sua sede, con le vaste officine oggi scomparse dopo la costuzione della Coop (resiste la ciminiera, che è stata salvaguardata).
Oggi vi ha sede un'assicurazione.
Nel periodo di massimo sviluppo, l'intero isolato era occupato dalla sua sede, con le vaste officine oggi scomparse dopo la costuzione della Coop (resiste la ciminiera, che è stata salvaguardata).
Su piazzale Lodi e su viale Umbria si affacciavano, appunto, gli uffici, con l’ingresso
principale dal piazzale, mentre l’accesso degli operai e dei veicoli
avveniva da un ingresso situato su via Sannio (dove ancora oggi si
legge: Ingresso operai). Sul retro, lo stabilimento era collegato, con
un apposito binario, allo scalo merci ferroviaro di Porta Romana
(inaugurato nel 1891), collegamento che permetteva l'entrata delle merci
e l'uscita dei prodotti finiti.
L'intera zona, attraversata da corso Lodi, era ricca di industrie ed officine, sviluppatesi appunto grazie alla presenza dell'importante scalo ferroviario (come del resto lungo l'asse della ferrovia per Mortara, lungo le vie Savona, Tortona, Solari).
L'intera zona, attraversata da corso Lodi, era ricca di industrie ed officine, sviluppatesi appunto grazie alla presenza dell'importante scalo ferroviario (come del resto lungo l'asse della ferrovia per Mortara, lungo le vie Savona, Tortona, Solari).
Nata come piccola officina artigianale nel lontano 1863, in via Pace, per iniziativa di Luigi Longoni, Carlo Dell’Acqua e Ignazio Porro, produceva principalmente strumenti di
precisione.
Pochi anni dopo, grazie alla guida dell’ingegnere Bartolomeo
Cabella, si avviò la produzione di lampade ad arco voltaico,
specializzandosi progressivamente nella costruzione di materiale
elettromeccanico come dinamo per l’illuminazione elettrica e
apparecchiature per la nascente industria idroelettrica. La denominazione divenne così "ing. Cabella e C.".
Nel
1898, per affiancare alla produzione di apparecchi di fisica e
geofisica la fabbricazione di dinamo, alternatori e generatori di
corrente, la società venne trasformata in Società anonima Tecnomasio
Italiano ing. Cabella e C.
Poco dopo si fuse con la società svizzera Brown Boveri di Baden, divenendo così Tecnomasio Italiano Brown Boveri (TIBB).
Poco dopo si fuse con la società svizzera Brown Boveri di Baden, divenendo così Tecnomasio Italiano Brown Boveri (TIBB).
Nel
1907 venne costruito lo stabilimento con uffici e laboratori di piazzale Lodi. L'anno successivo
venne incorporata la Gadda e C. acquisendone anche la fabbrica di via De
Castilla, a ridosso dello scalo merci oggi scomparso (scalo che ha lasciato il
posto a piazza Gae Aulenti e ai grattacieli di Porta Nuova).
Nel 1919,
fu inglobata la Società Italiana Westinghouse di Vado Ligure, dove si costruiva il famoso locomotore elettrico trifase E 550 (cui
seguì la serie E 330), vero progenitore dell'elettrificazione
ferroviaria italiana (un esemplare si trova al Museo della scienza e
della tecnologia). Questo locomotore era detto "Mulo dei Giovi" (era
sfruttato sulla Torino-Genova) e aveva finalmente risolto il problema, a
volte sfociato in drammi, del fumo nelle gallerie, quando a trainare i
pesanti convogli erano le vaporiere binate dette Mastodonti dei Giovi e
le successive Beugniot.
Negli anni '20 e '30 TIBB
svolge un ruolo di primo piano nella costruzione di materiale elettrico
rotante e di trasformatori per centrali idroelettriche.
Determinante la sua attività nella costruzione di locomotive e di tram, anche milanesi (apparati elettrici e carrelli).
Nel 1936 la società dava lavoro a 850 impiegati e
a 3200 operai.
Duramente colpita dai bombardamenti del 1943, nel dopoguerra fu riattivata la produzione di grandi macchine elettriche rotanti e lo stabilimento si espanse ulteriormente con la costruzione di nuovi edifici.
Duramente colpita dai bombardamenti del 1943, nel dopoguerra fu riattivata la produzione di grandi macchine elettriche rotanti e lo stabilimento si espanse ulteriormente con la costruzione di nuovi edifici.