martedì 23 luglio 2019

Meneghin e Cecca, il cuore del carnevale ambrosiano

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Meneghino, prima ancora che vera e propia maschera della commedia dell'arte, nasce nel '600 quale peronaggio milanese che impersonifica il servo poco servile e piuttosto irriverente, a volte codardo e spesso ridicolo, ma in qualche occasione capace di imprevedibile astuzia.
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Maggi
Fu Carlo Maria Maggi, poeta e autore di teatro,  a dargli la luce, rendendolo protagonista di ben quattro commedie da lui scritte alla fine del 1600 (Il manco male; Il barone di Birbanza; I consigli di meneghino; Il falso filosofo).
Il personaggio sarà poi sfruttato in altre commedie e in molti intermezzi comici di rappresentazioni più serie.
Meneghino è il diminutivo di Domenico, e ciò sarebbe dovuto all'uso diffuso tra il XVI secolo e il XVIII secolo da parte di milanesi non propriamente ricchi, di avere a servizio uno o più servitori solamente nella giornata di domenica, in occasione di pranzi e ricevimenti che si usava dare nella giornata festiva, ma anche per farsi accompagnare a Messa. Questi servi della domenica erano così detti meneghini.
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Moncalvo
Nel settecento il personaggio Meneghino ha un ruolo in vari componimenti dialettali, tra i quali quello del Biraghi e poi del Tanzi.
Nel periodo napoleonico è portato sulle scene dal Piomarta, ma sarà poi in pieno ottocento ad ottenere grande successo grazie all'interpretazione del grande Giuseppe Moncalvo.
Nel 1810 Carlo Porta scrive Brindes de Meneghin a l'osteria, e scriverà un secondo brindisi nel 1815. Il primo venne letto come componimento filonapoleonico, mentre il secondo adulatore del ritorno degli austriaci. Il Porta li aveva forse pensati come inni alla pace. Nel 1818 il grande poeta dialettale scrive, sempre in versi: Meneghin Tandoeuggia, amara e violenta satira contro la ventilata ricostituzione degli ordini religiosi.
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Nella prima metà dell'ottocento saranno sempre il Moncalvo, poi il Preda, a portare sulle scene il nostro personaggio, che diventa una presenza fissa, la principale, del carnevale ambrosiano.
In questo periodo a Meneghino si affianca il personaggio della consorte, la Cecca, donna risoluta e intraprendente.
Il testimone passerà poi a Gaetano Sbodio, che avrà al suo fianco, quale Cecca, la Saroli, per moltissimi carnevali milanesi.
Nel 1880 i festeggiamenti carnascialeschi si insediano dalle parti del nuovo quartiere di porta Genova, appena nato oltre il bastione; zona popolare che gravita economicamente attorno al macello, al mercato del bestiame e al relativo nuovo scalo ferroviario (oggi zona sant'Agostino e parco Solari).
Nasce così la celebre "fiera di porta Genova", che avrà una lunghissima tradizione, con Meneghino quale protagonista. Spesso proprio da qui partiranno i carri allegorici.
meneghino cecca milano carnevaleCon il nuovo secolo, Meneghino è interpretato da Francesco Grossi, capocomico della compagnia del Teatro milanese.
Un'altra longeva coppia Meneghino-Cecca fu interpretata dagli attori Franco Rivolta e Sandra Galloni, che terranno banco per tutti gli anni del secondo dopoguerra, fino al 1967 quando il testimone passa nuovamente, questa volta nelle mani del grande Piero Mazzarella, in coppia con Mirna Maggi.
La Maggi farà poi coppia, all'inizio degli anni settanta, con Giovanni D'Anzi, proprio il compositore di Oh mia bella Madonnina.
Dopo aver partecipato a due carnevali, il D'Anzi deve abbandonare, morendo poi nel 1974.
Toccherà quindi a Luciano Beretta accoppiarsi a Mirna Maggi.
Il 13 febbraio 1975, il Beretta-Meneghino sarà addirittura presente con Paolo Grassi alla Scala, sul palco delle autorità.
Nel 1980 i nostri due personaggi vengono impersonificati da Gianni Magni e Wilma De Angeli, per i tradizionali festeggiamenti e visite istituzionali a politici, case di cura e di ricovero, una tradizione ormai in uso da molti decenni.
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Meneghino è diventato nel linguaggio corrente, da oltre un secolo, l'aggettivo (come ambrosiano) per identificare tutto ciò che è di Milano, e naturalmente anche gli abitanti stessi della città.
Scriveva Cletto Arrighi nel suo Vocabolario: "A dilla in bon meneghin", cioè dirla in buon milanese. Ma anche: "A Milan ghe n'è quasi pù de veri meneghitt". Inutile tradurre.....

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Bibliografia
Barbato, T. (1980). Meneghin e Cecca
Cletto Arrighi (Carlo Righetti) (1896): Dizionario Milanese-Italiano

Mauro Colombo
luglio 2019
maurocolombomilano@virgilio.it