Tra gli innumerevoli castelli visconteo-sforzeschi sparsi per la Lombardia, il Piemonte e non solo, quello più vicino a Milano è il castello di Cusago, salvo errori di calcolo.
Tralasciando il suo attuale stato di abbandono al quale stanno (forse) ponendo parzialmente rimedio alcuni lavori iniziati e tutt'ora in corso, il bel castello campestre meriterebbe ben più di una rapida occhiata dall'esterno, e di poche righe scritte, ma qui ci accontenteremo di sottolineare qualche curiosità.
Assenti risultano le torri d'angolo e il fossato, a dimostrazione che la sua posizione territoriale non aveva, all'epoca del Bernabò, alcuna utilità difensiva, piuttosto una utilità di svago e piacere. Il castello era circondato da boschi ricchi di selvaggina, vicino alla città e facilmente raggiungibile con apposita strada Ducale che usciva da Baggio passando per la località di Assiano. Il posto ideale insomma dove trascorrere i periodi estivi dedicandosi ai classici piaceri nobiliari: la caccia (che Bernabò amava a dismisura), la conversazione, la tavola.
Morto Bernabò, dopo un periodo di disinteresse, il castello ebbe una nuova vita grazie all'interessamento del duca Filippo Maria Visconti (1392-1447).
La residenza campestre, forse anche con l'aiuto di artisti dell'epoca, fu abbellita e ingentilita ulteriormente. Ma Filippo Maria andò oltre gli abbellimenti architettonici e le migliorie interne, egli pensò anche a come raggiungere facilmente il castello, da Milano, senza doversi sobbarcare il viaggio a cavallo o in carrozza, sulla sconnessa e non troppo sicura strada che da Baggio portava nel contado.
Egli chiese ai suoi "inzegneri" di realizzare quindi una via d'acqua a lui riservata, comoda e sicura.
A lui si deve l'escavazione di un canale navigabile, detto "Naviglietto", che dal naviglio Grande portasse direttamente a Cusago. L'incile era dalle parti di Gaggiano, più o meno dove oggi sorge la cascina Venezia. Il piccolo corso d'acqua (largo il giusto per far passare le barche ducali, dette carrette, e poco profondo, visto che tali barchini avevano scarso pescaggio) percorreva la campagna per circa 10 chilometri. Insomma un'autostrada riservata, un corso d'acqua privato che evitava al Duca scomodi scossoni. A Filippo Maria infatti bastava salire in barca a Milano e lungo la fossa interna, poi il naviglio grande, ed infine il Naviglietto, sbarcare nei pressi del castello di Cusago (esisteva una piccola, apposita darsena).
Il percorso è ancora oggi identificabile con il tracciato dell'attuale strada provinciale numero 162, che appunto unisce il naviglio Grande a Cusago, passando accanto alla cascina Naviglietto, toponimo che ricorda proprio il comodo corso d'acqua. Questa strada altro non era se non l'alzaia del Naviglietto ducale, quella percorsa cioè dai cavalli che alzavano, cioè riportavano controcorrente, i barchini del Duca.
Oggi il Naviglietto, che ancora costeggia la strada, è pressoché irriconoscibile, ridotto ad un canale di irrigazione, ben diverso da ciò che era e rappresentava un tempo.
Anche Ludovico Maria Sforza, il Moro, amò il castello di Cusago e vi apportò migliorie e abbellimenti, e probabilmente anch'egli ebbe modo di usare il Naviglietto, per raggiungerlo.
Con la fine della signoria sforzesca, e l'arrivo degli Spagnoli prima e di altre potenze straniere poi, il castello perse di interesse e passò di mano più volte, e anche il Naviglietto, caduto in disuso, si ridusse un po' alla volta ad essere il canale irriguo che vediamo oggi.
Mauro Colombo
marzo 2022
maurocolombomilano@virgilio.it