giovedì 15 dicembre 2016

Lo scomparso mortaio austroungarico del Castello



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Questo articolo inizia come le favole.......c'era una volta. Che cosa? Un vecchio mortaio dietro al Castello sforzesco!
skoda 30.5 castello mortaio cannone obicecastello sforzesco cannone mortaio skoda 30.5Tutto ebbe inizio negli anni venti, quando un pezzo di artiglieria pesante, in dotazione, durante la prima guerra mondiale, all'esercito austroungarico, venne posizionato sul piazzale retrostante il Castello sforzesco, verso il parco Sempione.
Una preda bellica in bella mostra, precisamente uno Skoda 30,5 cm Mörser. Un possente mortaio da assedio, che durante la Grande Guerra sparava proiettili fino a dieci chilometri di distanza. Secondo la nomenclatura italiana, un pezzo da 305 mm/8.
Questa presenza, che non passava certo inosservata, è testimoniata da moltissime foto a partire dagli anni venti, nonchè da innumerevoli racconti e ricordi di chi, da bambino, ci giocava attorno con gli amichetti, fantasticando improbabili battaglie.
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La possente bocca da fuoco diede il nome allo spiazzo che la ospitava, appunto "Piazza del cannone"  (anche se tecnicamente non era un cannone). Il luogo divenne  un ritrovo anche per gli adulti, magari in vena di ricordi delle terribili giornate passate in trincea, come quelle sull'altipiano di Asiago, dove proprio uno di questi bestioni aveva messo fuori uso almeno un paio di forti italiani (tragico il bilancio al forte Verena).

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castello sforzesco cannone mortaio skoda 30.5Una delle caratteristiche più interessanti del mortaio Skoda era la sua mobilità. Oltre al pezzo vero e proprio, era stato sviluppato anche un convoglio meccanizzato per il trasporto, dotato di una trattrice Austro-Daimler. Progettato dall’ingegnere Porsche, il treno meccanizzato consentiva di spostare in breve tempo il pesante carico bellico, che  poteva essere così collocato in batteria anche dove non arrivava la ferrovia (e difatti trovò largo impiego in montagna).
Di certo, l'ingombrante residuato rimase esposto almeno fino agli anni Sessanta. Poi venne rimosso, forse per effettuare un restauro, o forse perché non più ritenuto un "corretto" arredo urbano.
Da quel momento, si sono perse le sue tracce. Probabilmente accantonato in qualche caserma milanese, potrebbe essere stato successivamente demolito.
Al Museo storico della Guerra di Rovereto (TN) è esposto l'unico esemplare italiano dei quattro pezzi ancora superstiti.
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Mauro Colombo
dicembre 2016
maurocolombomilano@virgilio.it