Poco dopo l'entrata in guerra dell'Italia (24 maggio 1915), ci si rese conto che per quanto la Sanità militare fosse ben organizzata e professionalmente di alto livello, anche grazie alla Croce Rossa Italiana, la situazione al fronte andava gestita con metodi nuovi.
L'altissimo numero di soldati feriti, la tipologia di ferite spesso devastanti a causa delle armi da fuoco utilizzate nel conflitto, il posizionamento dei teatri di battaglia in località montane e difficilmente raggiungibili, spinse molte menti illuminate a cercare continue soluzioni per alleviare sofferenze e salvare giovani vite.
Il professor Baldo Rossi (1868-1932) dell'ospedale Maggiore di Milano, maggiore medico della CRI, dopo alcuni sopralluoghi al fronte si rese conto che i feriti gravi non trasportabili non ricevevano, dalle unità sanitarie posizionate in prima linea, alcun vero soccorso chirurgico, benchè fondamentale e urgente. I poveretti venivano rimandati alle strutture sanitarie di seconda linea, dove nella maggioranza dei casi non arrivavano vivi per i traumi subiti o per le complicanze che il trasporto comportava. Fondamentale sarebbe stato non tentare inutili e rischiosi trasporti, ma operare d'urgenza lì dove il ferito si trovava, a ridosso della prima linea.Il professor Rossi ideò così una snella unità chirugica mobile, da montare e smontare rapidamente e da aggregare alle unità sanitarie di prima linea. Questa nuova unità sanitaria fu pensata per ospedalizzare fino a 100 feriti, completa di tutta la strumentazione chirurgica. L’ospedale avrebbe potuto contare sulla dotazione di tende e baracche trasportate su sei autocarri (un Fiat 15 ter, celebre veicolo pensato per il Regio Esercito, e altri 5 autocarri leggeri), cui si poteva aggiungere quello con l’attrezzatura radiologica (autocarro radiografico) e 2 automobili e un carro per la sterilizzazione.
La tenda chirurgica, dove i medici avrebbero finalmente potuto operare d'urgenza persino in prima linea, sarebbe stata alimentata elettricamente (illuminazione e sterilizzazione) dal motore del Fiat 15 ter, che prestava tramite una cinghia i propri cavalli per alimentare le apparecchiature necessarie.
Il 20 dicembre 1915 sì costituì un Comitato milanese, retto dall'onorevole Giuseppe De Capitani D'Arzago,
che raccolse prestissimo, grazie alla generosità dei milanesi, 250.000 lire, sufficienti a dar vita alla prima
unità sanitaria, che fu intitolata per riconoscenza alla "Città di Milano" e della quale divenne direttore lo stesso prof. Baldo Rossi (ricordo che la generosità dei milanesi aveva già permesso a fine ottocento di allestire un ospedale fluviale).
L'inaugurazione di tale ospedale mobile avvenne il 28 marzo 1916, nel cortile del Collegio militarizzato di san Celso, dove l'intera unità venne allestita e presentata.
Visto l'entusiasmo, si riuscì in breve tempo ad allestire un secondo ospedale chirurgico mobile, gemello del primo, grazie al contributo della Cariplo, e per questo intitolato alle "Province Lombarde".
Fu poi allestito, nel 1917, un terzo ospedale chirurgico mobile, quest'ultimo intitolato Giovanni Battista Monteggia, il celebre chirurgo che aveva operato tra il '700 e l'800 presso l'Ospedale Maggiore di Milano e presso la Pia casa delle partorienti di santa Caterina alla Ruota.
Varie furono le zone, sempre avanzate, dove questi ospedali operarono, salvando vite laddove diversamente sarebbe stato impossibile.