La storia di Milano, i suoi luoghi, i suoi personaggi. Un blog di Mauro Colombo

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venerdì 29 gennaio 2016

Quando il Trianon....finì in piazza Liberty



trianon piazza liberty

Nella piazza Liberty, a ridosso di corso Vittorio Emanuele II, è impossibile non notare una bianca facciata liberty incastrata tra due ali di un palazzo moderno.
Com'è nato questo ibrido architettonico?

hotel splendid corso vittorio emanuele trianonTutto iniziò nel 1902-1905, quando in corso Vittorio Emanuele venne innalzato il bell'edificio in stile liberty (in Italia detto anche "floreale")  dell'hotel Splendid al Corso, su progetto di Angelo Cattaneo e Giacomo Santamaria. L'edificio nacque sulle ceneri di un precedente edificio che per anni aveva ospitato il celebre Teatro Milanese, di Cletto Arrighi.
Per tale ragione, nei sotterranei del nuovo palazzo venne realizzata una vasta sala teatrale, il Trianon. Uno dei più frequentati teatri dell'epoca, famoso per gli arredi color rosa e il lusso profuso a piene mani. Sotto al Trianon venne ricavata anche una sala tabarin e night, frequentata dai giovani, dove peraltro venne per la prima volta eseguita La Madonina di Giovanni D'Anzi, nel 1936.

vittorio emanuele trianon splendid


trianon
Nel 1938 il teatro venne ribattezzato Mediolanum (per rispetto delle nuove leggi fasciste sulla tutela della lingua italiana), e presto venne riconvertito a cinematografo.
Poi, purtroppo, vennero le terribili bombe del 1943, che devastarono pesantemente l'intera zona, rendendo inagibili quasi tutti i palazzi.
L'edificio fu danneggiato nella copertura e nelle parti interne, ma miracolosamente la facciata resse il colpo. Tant'è che dopo la guerra, il Mediolanum riaprì i battenti, pur in un edificio semi diroccato e alquanto spettrale, come si vede da questa foto dei primi anni cinquanta.

trianon mediolanum

Nel 1954 si decise per la demolizione del semi-rudere, ma si tentò in qualche modo di preservare la facciata, che venne così smontata e inglobata (anche se con modifiche non da poco) in una costruzione di Giovanni e Lorenzo Muzio, che andava sorgendo in piazza san Paolo, luogo poi ribattezzato piazza  Liberty, in onore del movimento architettonico qui rappresentato (un po' falsamente) dall'ex Trianon.

trianon piazza liberty

trianon piazza liberty


mauro colombo
gennaio 2016

trianon milano locandina




lunedì 18 gennaio 2016

Anselmo Ronchetti, il calzolaio di via Cerva

ronchetti milano cerva

L'attuale via Anselmo Ronchetti unisce via Cerva a corso Monforte, ed è parallela  a via Visconti di Modrone, dove un tempo scorreva il naviglio della fossa interna. 
sirenette ronchettiLa via Ronchetti era un tempo detta Terraggio di san Damiano, in onore dell'antica chiesa edificata a ridosso della pusterla a difesa del ponte che permetteva al corso di San Romano (oggi corso Monforte) di scavalcare il naviglio.  Soppressa come lugo di culto nella seconda metà dell’ottocento, venne abbattuta nel 1921, dopo essere stata utilizzata per gli scopi più vari.
Qui vicino si trovava il famoso (ora spostato al Sempione) ponte delle Sirenette 
Ecco due mappe dell'ottocento che mostrano bene la zona, l'esistenza delle tante chiese e l'andamento sinuoso delle vie, non dissimmile ad oggi per la porzione che ci riguarda.

ronchetti
1814
1833
Il terraggio di san Damiano fu intitolato negli anni trenta al Ronchetti quando la Giunta municipale decise di dedicare la via a questo singolare personaggio (nelle dedica ricordato come "patriota") che all'incrocio con via Cerva aveva casa e bottega. Già....bottega...perchè  il Ronchetti era ufficialmente un ....calzolaio!
Una lapide, purtroppo rimossa e ormai perduta, all'epoca dettata dal Romussi, ricordava l’esatta ubicazione dei locali da lui occupati, e bene inquadrava il personaggio.

Anselmo Ronchetti nacque a Pogliano Milanese nel 1773, il 5 ottobre. Rimasto orfano di padre, studiò per breve tempo a Gorla Minore, poi venne a Milano, dove al Carrobio fu assunto come garzone da un ciabattino.
Imparato il mestiere, si mise in proprio, cambiò molte volte bottega (via Larga, poi Cinque vie, poi Durini), fino all'apertura dello storico negozio dove lavorò e visse per tutta la vita.

ronchetti cerva milano scarpe calzolaio

ronchetti milano scarpe calzolaio napoleoneNon solo ebbe come clienti personaggi famosi dell'apoca, ma in pochi anni il suo luogo di lavoro divenne, grazie alla sua passione per la letteratura, occasione di incontro di illustri letterati ed artisti, tra cui il Porta. 
Infatti, “...nelle ore libere però, assetato di sapere, innamorato delle buone lettere e affascinato dalle arti belle, leggeva il Frugoni e il Segneri, né si lasciava sfuggire occasione per arricchire il suo bagaglio culturale di tutte quelle nozioni che dovevano poi apprestare al suo spirito squisito, raffinato e aperto ad ogni bellezza, tante gioie in età matura” (così Luigi Medici nel 1930: "Un calzolaio storico-Anselmo Ronchetti").

ronchetti calzolaio milano napoleone ronchettiniTra i clienti più soddisfatti, si ricorda addirittura Napoleone:  una delle versioni di questa "leggenda", racconta che nel maggio 1796, quando i francesi entrarono vittoriosi a Milano, Ronchetti,  tra la folla festante, anziché guardare il condottiero in volto gli fissò i piedi e, realizzati «a occhio» i calzari, glieli portò a Palazzo. Napoleone rimase talmente soddisfatto che lo nominò calzolaio personale e indirizzò alla sua bottega i più alti dignitari francesi.
Il Porta, regalandogli la sua raccolta di poesie nell’edizione del 1817, gli fece questa dedica, con tanto di sonetto:


“L’autore all’amico Ronchetti, in segno di amicizia e di vera gratitudine universalmente da esso sentita dalla testa fino ai piedi:
Se il mio capo sul busto torreggia,
E s’atteggia – al cangiar degli oggetti,
Sol lo ebbe alla forza del piè;
Ma se il piè regge franco e passeggia
A chi reggia – non v’è, mio Ronchetti,
Che alle scarpe e a stivali di te.”
Ma di lui e delle sue scarpe parlarono con entusiasmo altri letterati come Massimo D'Azeglio, Vincenzo Alfieri, Ugo Foscolo,  Giuseppe Parini, Andrea Appiani,  Vincenzo Monti.
A lui si attribuisce la calzatura detta appunto "ronchettina". 
 Morì  il 19 agosto 1833, e fu sepolto nell'allora cimitero di Porta Tosa.
cerva milano ronchetti calzolaio napoleone
via Cerva 
Un interessante approfondimento dulla figura del Ronchetti è reperibile sul sito www.thehistorialist.com, cliccando qui


mauro colombo
gennaio 2016
maurocolombomilano@virgilio.it







lunedì 11 gennaio 2016

Piazzale Baracca: il monumento all'Eroe dell'aria


milano baracca

Piazzale Baracca è oggi un crocevia alquanto trafficato, posto sulla direttrice corso Magenta-corso Vercelli. Qui  sorgeva porta Vercellina (poi ribattezzata Magenta, dopo la storica battaglia),  che si apriva lungo la cinta dei bastioni spagnoli
La porta, così come la vedevano i nostri nonni o bisnonni, era però frutto di un rimaneggiamento ad opera del Canonica (1805), che mise mano all'originale del XVI secolo dietro impulso di Napoleone.
A metà ottocento lo slargo era privo di nome, ma non per questo aveva scarsa importanza, anzi! Era molto popolato durante il giorno per via dei caselli daziari: dalla città (lungo il borgo delle Grazie, oggi corso Magenta) si usciva imboccando lo stradone postale per Novara (oggi corso Vercelli). E facendo il percorso inverso, le merci qui pagavano il dazio d'entrata.

porta magenta vercellina demolizione
Quando nel 1873 alla città fu annesso il territorio fuori dai bastioni (clicca qui per approfondire sull'annessione dei Corpi Santi), il dazio e la porta persero di funzionalità, e per questo vennero presto abbattuti assieme ai bastioni. Così, dal 1897 circa, il vasto spiazzo (ormai detto "di Porta Magenta") si liberò, e fu subito oggetto di lottizzazione edilizia: si aprirono in fretta numerosi cantieri per costruire, nell'arco di un paio di decenni, molti palazzi medio borghesi, quasi tutti ancora oggi presenti. Venne edificato anche il misterioso villino di cui si parla qui.
Intorno agli anni Venti vennero realizzati i giardinetti centrali.
Piazzale Baracca, porta magenta, corso Vercelli

piazzale magenta poi baracca

Il Monumento a Baracca e la dedica della piazza

Nel giugno 1918, poco prima che terminasse la Grande Guerra, moriva durante una battaglia aerea l'asso dell'aviazione italiana, Francesco Baracca (1888-1918). Il pilota fu ucciso probabilmente da un colpo di fucile sparato da terra, mentre sorvolava le trincee austro-ungariche in zona Montello, ma non c'è certezza assoluta in quanto all'epoca un biplano austro-ungarico sostenne di averlo abbattuto.
baracca spaadI suoi funerali si svolsero il 26 giugno a Quinto di Treviso, alla presenza di autorità civili e militari, e l'elogio funebre venne pronunciato da Gabriele D'Annunzio.
Celebre è l'aneddoto dell'emblema portafortuna che il pilota aveva dipinto sulla carlinga del proprio velivolo: un cavallino nero rampante. Emblema che la madre del pilota affidò pochi anni dopo la tragica morte del figlio a Enzo Ferrari, il quale, dopo averlo modificato nella posizione della coda e nel colore dello sfondo, lo appose sulle vetture che conduceva  quale pilota per la scuderia da corsa dell'Alfa Romeo e, più tardi, sulle vetture della ditta che Ferrari fondò dopo la seconda guerra mondiale: ancora oggi è il simbolo dell'omonima casa automobilistica.

Il mito di Francesco Baracca venne, negli anni venti e soprattutto trenta, perpetuato in molte città italiane: tanti comuni fecero erigere monumenti, e molte vie e piazze furono a lui dedicate.
Anche Milano non fu da meno: lo spiazzo di Porta Magenta venne intitolato all'aviatore, mentre nei giardinetti  venne posizionato il monumento che ancora oggi possiamo ammirare.
Opera dello scultore Silvio Monfrini (con piedistallo dell'architetto Ulisse Stacchini), il monumento fu inaugurato il 27 settembre 1931 da Italo Balbo, allora Ministro dell'Aviazione.
Foto e cronache giornalistiche ci raccontano di una grande cerimonia: folla di cittadini, schieramento della milizia fascista, sfilate di balilla.

baracca monumento milano
baracca monumento milano
Insomma, un vero evento!
Oggi, attraverso le fronde degli alberi, Francesco Baracca se ne sta un po' nascosto, mentre il suo sguardo fissa il traffico caotico del piazzale, i tram che sferragliando passano di continuo, gli autobus che qui fanno anche capolinea. Chissà, magari rimpiange il rumore del suo Spad e della sua mitragliatrice.

baracca cavallino ferrari monumento milano
Il Monumento viene scoperto (1931)

baracca monumento milano
Benedizione del Monumento (1931)

A questo link un breve video girato dall'istituto Luce il giorno dell'inaugurazione del Monumento: Video Luce

Per approfondire su Francesco Baracca, è possibile consultare il sito del Museo a lui dedicato.



Mauro Colombo
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