L'apertura di via Dante (inaugurata nel 1891), in ossequio al piano regolatore Beruto del 1888, comportò da un lato lo sventramento di un antichissimo tessuto urbano (a spese, tra il resto, di parte dell'antico palazzo del Carmagnola e della chiesa di san Nazaro in Pietrasanta), dall'altro regalò alla città un'arteria (costata 4 milioni di lire, poi impreziosita dai bei palazzi che oggi vediamo, caratterizzati dall'uniforme altezza di gronda, caso raro se non unico in Milano) che unì largo Cairoli al Cordusio, e quindi alla zona più commerciale e viva della città: via Mercanti e piazza Duomo.
Largo Cairoli interessò subito i costruttori: quando ancora si ventilava l'ipotesi di abbattere il castello per raggiungere l'apice della speculazione edilizia, iniziarono le costruzioni dei due palazzi gemelli e simmetrici che ancora oggi incorniciano il monumento a Garibaldi (del 1895).
Gli edifici, progettati dell'architetto Pirovano e inaugurati nel 1892, ospitarono quasi da subito due ritrovi di forte richiamo: da un lato l'Eden, dall'altro l'Olympia.
Fu così il primo, vero elegante caffè-concerto milanese. Qui, nel 1923, debuttò (un po' allo sbaraglio) una sconosciutissima Anna Menzio, poi in arte Wanda Osiris.
Dopo un breve periodo in cui fu ribattezzato Taverna rossa, l'Eden riprese il suo nome originale e aumentò la capienza a 800 posti.
Nel 1932, sull'onda della ormai nuova moda, si riconvertì a sala cinematografica. Salvo le interruzioni dovute ai bombardamenti, il cinema Eden (poi diviso in due sale) proseguirà ad allietare pomeriggi e serate dei milanesi fino al 1986. Il destino del vasto locale è storia moderna.
La sala risentiva del riadattamento del precedente ritrovo popolare: gli addobbi e gli stucchi, i tendoni e le lampade, furono criticati come "il vestito costoso ma di cattivo gusto comprato da un poveraccio che improvvisamente avesse ereditato una bella somma".
Solo dopo la Grande Guerra la sala venne dotata di regolari file al posto dei tavolini, come in una normale platea. In quegli anni andarono in scena tre "prime" di Pirandello. Passarono poi di qui moltissime Compagnie teatrali, quelle di Calindri, quelle di Peppino De Filippo, vi recitò Vittorio De Sica, Gassman, Nino Manfredi.
Nel 1960 l'ultimo restauro per cercare di arginare il calo di profitti, ormai fanalino di coda rispetto agli incassi degli altri teatri milanesi. Fu così trasformato in una music-hall, nella speranza di tornare agli antichi splendori.
Fu tutto inutile, e nel 1964 l'Olimpia chiuse definitivamente i battenti (per lasciare il posto ad un grande magazzino).
Bibliografia:
Manzella, Pozzi: I teatri di Milano, 1971, Mursia
Mauro Colombo
maurocolombomilano@virgilio.it
settembre 2017
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