La storia di Milano, i suoi luoghi, i suoi personaggi. Un blog di Mauro Colombo

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lunedì 26 marzo 2018

Toponomastica milanese: le date storiche


Seppur poche, a Milano si contano alcune vie e piazze dedicate al ricordo e alla commemorazione di date storicamente importanti.
Molte non lasciano alcun dubbio, e basta una minima infarinatura storica da licenza elementare per trarsi d'impaccio, altre richiedono qualche conoscenza storica più approfondita.

Vediamole tutte:
- piazza 25 aprile (1945), a ricordo dell'insurrezione popolare contro il nazi fascismo, mentre Mussolini lasciava la città;
25 aprile, 24 maggio, 4 novembre, 8 novembre, 22 marzo, 2 giugno, 6 febbraio, 20 settembre.- piazza 24 maggio (1915), a ricordo dell'entrata in guerra dell'Italia contro Germania e Austria-Ungheria;
- piazza 4 novembre (1918) firma del trattato di pace tra Italia vittoriosa e impero austro-ungarico, al termine della I guerra mondiale. Il trattato fu siglato a villa Giusti presso Padova.
- piazza 8 novembre (1917), convegno di Peschiera. Vittorio Emanuele III respinge la proposta degli alleati di ritirare le truppe sul Mincio, lasciandole attestate invece sul Piave.
- corso 22 marzo (1848), ultima della cinque giornate rivoluzionarie, vittoria del popolo milanese sull'invasore austriaco.
25 aprile, 24 maggio, 4 novembre, 8 novembre, 22 marzo, 2 giugno, 6 febbraio, 20 settembre. - via 2 giugno (1882), morte di Garibaldi a Caprera (zona Baggio-Forze Armate).
- piazza 6 febbraio (1853), tentativo rivoluzionario mazziniano. Un centinaio di giovani, nel pomeriggio, cercò di assaltare il castello, all'epoca in mano agli austriaci.
- via 20 settembre (1870), breccia di Porta Pia: conquista di Roma da parte dell'esercito sabaudo.

25 aprile, 24 maggio, 4 novembre, 8 novembre, 22 marzo, 2 giugno, 6 febbraio, 20 settembre.













Mauro Colombo
marzo 2018
maurocolombomilano@virgilio.it

lunedì 19 marzo 2018

Pasquale Sottocorno, eroe delle Cinque Giornate


Sottocorno cinque giornate di milano palazzo del genio
Quando il popolo milanese insorse il 18 marzo 1848, per moltissimi cittadini iniziarono cinque giorni di lotta, fervore, paura. Tra feriti, morti, arrestati, si può dire che il popolo tutto partecipò massivamente, assieme ai nobili, alla cacciata dell'austriaco invasore.
Sottocorno cinque giornate di milano palazzo del genioMolti furono i cittadini di umile estrazione che si distinsero nella battaglia, vuoi per il coraggio, vuoi per aver preso parte a qualche azione fondamentale. Come la Battistotti, come il Meschia.
Pasquale Sottocorno fu tra questi.
Nato a Milano nel 1822, di umili origini, era all'epoca delle cinque giornate un ciabattino, uno dei pochi lavori riservati ad un popolano menomato ad una gamba, come egli era. Non poteva svolgere lavori di fatica, non poteva camminare o portare pesi.
Allo scoppio dei moti, non era certo in grado di allestire barricate o arrampicarsi sui tetti, come molti suoi concittadini. 
Eppure non esitò, trovandosi tra gli insorti che cercavano di assaltare il palazzo del Genio militare, a dare il proprio valoroso contributo.
via monte di pietà palazzo del genio cinque giornate 1848
palazzo del genio lasciò il posto a lla caà de sassIl 21 marzo 1848, nella quarta giornata di insurrezione, il Sottocorno si trovò nei pressi del Palazzo del Genio, all'epoca in via Monte di Pietà (poi demolito nel 1867, per lasciare posto alla Ca' de Sass del Balzaretto). 
Augusto Anfossi, altro eroe milanese, stava guidando l'assalto all'edificio, rimanendo ben presto ucciso. La resistenza degli austriaci asserragliati era fortissima.
Sottocorno allora si fece avanti coraggiosamente, riuscendo a cospargere di acqua ragia la porta del palazzo. Poi, con delle fascine, appiccò un portentoso fuoco, che presto costrinse i soldati ad arrendersi (temendo di bruciare vivi nel rogo del palazzo). Furono disarmati in numero di 160.
sottocorno alle cinque giornate assalto palazzo del genioPer questo atto di eroismo fu insignito di una pensione, che lo aiutò a vivere in quel di Torino, dove fuggì non appena a Milano rientrarono gli austriaci.
Visse da ciabattino, fino alla morte per tisi, che lo colse  nel 1857, a soli 35 anni.

Mauro Colombo
marzo 2018
maurocolombomilano@virgilio.it







venerdì 9 marzo 2018

La cascina Restocco che lasciò il posto al Piccolo Cottolengo Don Orione


restocco don orione caterina forlì tripoli milano

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Fuori Porta Vercellina/Magenta, lungo quel tracciato campestre che un tempo era la via Arzaga (che conduceva all'omonima, e antica cascina ormai scomparsa) sorgeva un cascinale dalle forme tipicamente settecentesche, chiamato Restocco.
Prendeva il nome dal fontanile che scorreva lì accanto, e che aveva la propria sorgente (testa) presso la cascina Maiera in via Pinerolo.
Il piano regolatore fece nascere accanto a questa cascina piazzale Tripoli. L'edificio agricolo di vaste dimensioni si trovò così compreso tra le vie Caterina da Forlì, via Strozzi e via Ascanio Sforza (quest'ultima viuzza poi scomparve con l'ulteriore urbanizzazione; il toponimo lo troviamo oggi assegnato lungo il naviglio pavese).

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Il cascinale fu per un certo periodo abitato dalle Suore Carmelitane, fino a che, abbandonato da queste, cadde in disgrazia (e divenne rifugio di sbandati).

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Fu in queste misere condizioni che lo vide don Luigi Orione, nativo di  Tortona, nel 1933, quando iniziò la ricerca di una località adatta a fondare l'opera pia che aveva in mente.
Giudicato il posto adatto, acquistò per mezzo milione di lire l'intero cascinale, le case e i terreni di pertinenza, e dopo alcune demolizioni e riconversioni, fondò nel 1934 la casa di accoglienza Piccolo Cottolengo Don Orione. Luogo di culto e soprattutto di assistenza per bambini e adulti poveri e affetti da gravi handicap fisici e mentali, ancora oggi conosciuto ed apprezzato.
restocco don orione caterina forlì tripoli


don orione e restocco

Il complesso assistenziale crebbe notevolmente dopo la guerra, e con la costruzione di nuovi padiglioni, la cascina Restocco finì per essere quasi totalmente demolita (o, alcune parti, del tutto inglobate negli edifici di nuova costruzione).
Un altro aspetto agricolo della periferia milanese di cui ci resta solo il ricordo.
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Mauro Colombo
marzo 2018
maurocolombomilano@virgilio.it








giovedì 1 marzo 2018

Dal Corvetto a Rogoredo: il tram 32



tram 32 corvetto rogoredo gibuti


tram 32 corvetto rogoredo gibutiTra le tantissime linee tranviarie di Milano, ve n'è stata una che entrò e rimase per decenni nel cuore di tanti milanesi.
Era una linea periferica, che univa piazzale Corvetto alla stazione ferroviaria di Rogoredo: la linea 32.
tram 32 corvetto rogoredo gibuti
La linea fu inaugurata il 1°luglio 1931 (lo stesso giorno dell'inaugurazione della nuova stazione centrale).
La particolarità di questa linea a binario unico stava nell'assenza, a Rogoredo, di un classico anello per il ritorno. Così vennero da subito impiegati tram bidirezionali a due assi. Questi tram divennero sempre più antiquati rispetto all'evoluzione degli altri tram milanesi, e divennero un po' dei buffi trenini fuori tempo.
tram 32 corvetto rogoredo gibuti
tram 32 corvetto rogoredo gibuti

Vennero soprannominati "gibuti", nome che evocava il colonialismo italiano e i treni, non proprio all'avanguardia, che percorrevano quegli esotici territori.
Il simpatico quanto anacronistico tram uscì di scena sabato 8 ottobre 1960. All'alba della domenica successiva venne sostituito dalla linea filoviaria 84, con un percorso più lungo e un comfort di marcia migliorato (Rogoredo-via Albricci).
tram 32 corvetto rogoredo gibuti

ATM riconobbe comunque la validità degli abbonamenti già rilasciati, fino alla loro scadenza, limitatamente alla tratta Corvetto-Rogoredo.
Nel 1984 la filovia fu sostituita da un autobus, e con il tempo anche il percorso andò mutando.





Mauro Colombo
marzo 2018
maurocolombomilano@virgilio.it