La storia di Milano, i suoi luoghi, i suoi personaggi. Un blog di Mauro Colombo

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martedì 27 novembre 2018

La torre Velasca, dove un tempo c'era la chiesa di S.Giovanni in Guggirolo



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Uno degli edifici moderni di Milano più discussi fin dal giorno della sua inaugurazione è la Torre Velasca.
Quando nel 1957 la città vide (liberata dalle impalcature) cosa lo studio d'architettura BBPR (Banfi-Belgiojoso-Peressutti-Rogers) aveva realizzato, subito si divise tra detrattori ed entusiasti. Un dibattito che neppure oggi può dirsi placato.
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L'avveniristico grattacielo, il cui progetto strizza l'occhio a linee ben più antiche (la torre del Filarete), sorge dove corre la via Velasca, un tempo contrada irregolare e angusta, che il Governatore dello Stato di Milano, Juan Fernandez de Velasco, fece allargare per favorire il deflusso dei carri carnevaleschi dalla via Larga al corso di Porta Romana. Ciò accadde verso il 1595, a spese di Ermete Visconti, e la via così allargata prese il nome del pragmatico Governatore.
In questa zona (era contigua al Bottonuto), in tempi antichi (quando Mediolanum era capitale dell'Impero romano), si estendeva il porto fluviale cittadino, originato grazie all'allargamento del fiume Seveso, e tracce se ne rinvennero in epoca recente durante vari scavi.
velasca san giovanni guggirolo bottonuto pantano poslaghettoOltretutto, la presenza di acqua (prevalentemente stagnante), ricorre in due toponimi qui presenti: via Poslaghetto e via Pantano.
Solo l'ultima sopravvive, la prima avendo lasciato il posto, dopo imponenti demolizioni, proprio alla Torre che dalla via del governatore spagnolo prende il nome.
Dove ove oggi poggiano le fondamenta del grattacielo, fin da tempi remotissimi sorgeva un'antica chiesetta: san Giovanni (evangelista) in Guggirolo.
Nome curioso e non del tutto chiarito: probabilmente dal longobardo "augia", cioè prato limaccioso (e ci starebbe, visto che sorgeva dove un pantano diede nome persino alla via), ma per altri da "guggia", cioè ago da cucito in milanese, perchè qui accanto si trovava una fabbrica di aghi (e il bocciuolo nel quale si tengono puntati gli aghi è detto guggiroeu, ci ricorda il Cherubini).
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Secondo il Latuada, invece, bisognerebbe credere che la chiesa fosse caratterizzata da una alta guglia.
Presso la chiesetta, soppressa e demolita nel 1799, in piena epoca rivoluzionaria,  aveva sede (dalla metà del XVI secolo) una Confraternita, quella di santa Maria della Passione.  Era un luogo pio preposto alla elargizione di elemosine ai poveri, prevalentemente in giornate prestabilite, come il natale o durante altre ricorrenze religiose.

Mauro Colombo
novembre 2018
maurocolombomilano@virgilio.it



lunedì 19 novembre 2018

Sestieri, Porte, Contrade e Parrocchie

contrade e parrocchie milano
contrada del Brolo: san Giovanni in laterano al bottonuto

La Milano medievale risultava suddivisa in sei Sestieri, facenti capo ciascuno ad una Porta cittadina (vedi articolo). Il Sestiere di origni feudale e comunale, come divisione amministrativa, deriva la sua origine dalla più antica "regia" di epoca romana.
Ogni Sestiere risultava suddiviso in più Contrade, circoscrizioni aventi funzioni militari e sociali.
Il valore amministrativo delle Contrade venne meno durante il Settecento, fino a scomparire nell'Ottocento, quando il termine Contrada finì con l'indicare solamente le vie cittadine.
Un altro livello amministrativo di suddivisione della città erano le Parrocchie.
contrade e parrocchie milano
Pertanto, come i Nobili (e cioè i cavalieri) si erano organizzati nella difesa della città in Torri e poi in Contrade, così il Popolo si era organizzato in Parrocchie o Vicinie.
Non è certo agevole indicare il numero di Contrade e Parrocchie che si spartirono il territorio cittadino, mutando il loro numero e nome a seconda dei secoli in cui ebbero un ruolo nell'organizzazione di Milano.
contrade e parrocchie milanoLo stesso professor Colombo, nel 1935, scrivendo a riguardo delle Contrade, cercava un appiglio nella Pianta annonaria  dell'anno 1763, opera di Giovanni Francesco Kraus, « regii officii censimenti mediolani delineator".
Per le Parrocchie, ci si può basare sulla più recente carta di Giuseppe Pezze "Pianta numerica della regia città di Milano" del 1856.
Inoltre, è fonte preziosa l'opera "Milano numerizzato ossia guida numerica della regia città di Milano" del 1854.

Possiamo elencare in 30 le Contrade, e cioè:
(per la porta orientale):
contrade e parrocchie milanoVerzaro
Farine
Agnello
Cerva
Bagutta
(per la porta romana):
Falcone
Cicogna
Fieno
Brolo
Capre 
(per la porta ticinese):
Lupa
S. Ambrogio
Cornacchie
Torchio
Vetra
contrade e parrocchie milano(per la porta vercellina):
Piscina
Rosa
Morigi
Porta
Nirone
(per la porta comasina):
Cordusio
Rovello
Orso
Campo
Fiori
(per la porta nuova):
Rostri
Bossi
Mazza
Andegari
Spiga

Sono invece 25 le Parrocchie, e quindi:
contrade e parrocchie milano
- Duomo
- S. Gottardo in corte
- S. Ambrogio
- S. Babila
- S. Maria alla scala in S. Fedele
- S. Stefano in brolo
- S. Nazaro maggiore
- S. Lorenzo
- S. Giorgio
- S. Tommaso in terramala
-  S. Maria dei servi
- S. Maria della passione
- S. Calimero
- S. Eufemia
- S. Eustorigio
- S. Satiro
- S. Alessandro
- S. Maria alla Porta
- S. Vittore al corpo
- S. Maria del carmine
- S. Simpliciano
- S. Maria Segreta
- S. Marco
- S. Sepolcro
- S. Francesco di Paola
contrade e parrocchie milano

mauro colombo
novembre 2018
maurocolombomilano@virgilio.it




lunedì 5 novembre 2018

Il parcheggio di Pagano, ciò che resta dello scalo Sempione

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pagano scalo sempione giotto pallavicino treni Il vasto triangolo d'asfalto compreso tra via Giotto, via Pagano e via del Burchiello è un redditizio parcheggio a pagamento, per auto e per bus turistici (ospita anche una nutritissima schiera di venditori e parcheggiatori abusivi). La domenica, vi si insedia un mercato (la parte sfrattata delle bancarelle della fiera di Sinigaglia, quando questa fu trasferita sul naviglio senza poter dare più ospitalità a tutti gli ambulanti di un tempo). Nel periodo delle festività natalizie, s'innalza il tendone del Banco di Garabombo. Senza scordare, in vari momenti dell'anno, qualche altro tendone per iniziative varie, commerciali, sociali, benefiche, senza una vera regola o logica.
 E' fin troppo evidente come questa porzione di città non abbia avuto la valorizzazione che si sarebbe meritata, e oggi appare così, un po' terra di nessuno, come una piccola landa dimenticata all'interno di un bel quartiere fatto di palazzi signorili, vie commerciali e i piacevoli giardini. Il tutto a due passi da corso Vercelli e corso Magenta.
E neppure il discorso della salvaguardia di uno dei pochi parcheggi milanesi sta in piedi, visto che proprio sottoterra si trova un ulteriore, più discreto, parking.

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Per capire come sia nato questo "buco nero" dell'urbanistica, è necessario andare parecchio indietro nel tempo. Proprio qui, e dove oggi abbiamo i giardini che costeggiano via Pallavicino, intitolati a Vargani e a Bompiani, si estendeva un tempo l'immenso scalo ferroviario Sempione. Collegato verso sud alla stazione di porta Genova e alla cintura Sud mediante la scomparsa cintura Ovest, e alla stazione centrale (più a nord), era un importante snodo per le merci in arrivo e in partenza, al servizio della città, parte integrante del sistema ferroviario della zona.
Faceva il paio, per importanza, con lo scalo merci di Porta Romana (che ancora agonizza, in attesa di una vera riconversione).
L'atto di morte dello scalo Sempione arrivò nel 1931, quando fu inaugurata la nuova stazione Centrale, stazione di testa e non più di passaggio come la sua antenata posta in piazza della Repubblica.
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Così, nell'ottica del vasto ripensamento del sistema ferroviario milanese, anche lo scalo Sempione e i binari che lo collegavano alla rete furono nell'arco di pochi anni dismessi completamente.
Un po' alla volta furono demoliti i rilevati ferroviari (nel 1936 cadde il ponte che attraversava il contiguo corso Vercelli), e allo scoppio della guerra, i terreni un tempo occupati dai 15 binari e dai magazzini apparivano oramai come una vasta spianata in attesa di riconversione.
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Il dopoguerra vide l'approvazione del Piano Regolatore del 1954: in questo documento di programmazione urbanistica lo spazio dell'ex scalo appare destinato a edificazione residenziale. In realtà, e per fortuna, una buona parte fu poi riservata a verde pubblico, come possiamo vedere oggi.
Solo la parte oggi adibita a parcheggio rimase al di fuori di qualsiasi progetto, essendo predestinata ad ospitare il cantiere per il passaggio (e una fermata) della linea uno della metropolitana, ideata per correre (inizialmente) da Sesto Marelli a Lotto.
E così fu: nel 1957 qui si aprì il grande cantiere per la fermata Pagano. Ma non solo: prima ancora che la linea venisse inaugurata (nel novembre 1964), proprio qui iniziarono i lavori per realizzare la biforcazione, quella che avrebbe portato alcuni treni fino a Gambara (passando per Wagner e De Angeli), a partire dall'aprile 1966.
Così, gli scavi tennero questo triangolo in scacco per quasi un decennio. 
Terminati i lavori e ricolmata la voragine, lo spazio fu subito asfaltato e adibito a "parcheggio per la metropolitana". Qui si lasciava la macchina per andare in centro con il nuovo (per l'Italia), superveloce, trovato della tecnica ferroviaria.
Peccato che neppure in tempi recenti, portata la linea uno fino a Bisceglie e fino a Rho, nessuno abbia avuto il coraggio di ripensare questo spazio per donargli una dignità, magari la medesima che ebbe e tutt'oggi ha il restante spazio un tempo occupato dallo scalo Sempione.

Mauro Colombo
novembre 2018
maurocolombomilano@virgilio.it