La storia di Milano, i suoi luoghi, i suoi personaggi. Un blog di Mauro Colombo

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giovedì 25 ottobre 2018

La rapina di piazza Wagner del 1957


1957: Milano Corriere dell'informazione rapina di Wagner


Trascorsi i primi anni del dopoguerra, avvelenati dalla presenza di troppe armi da fuoco in circolazione, alla fine degli anni quaranta in città imperversò la famigerata "banda dovunque", capeggiata da Andrea "Joe" Zanotti: un'agguerrita batteria di delinquenti, tra i quali spiccavano Ugo Ciappina, Ettore Bogni, Giovanni Segno e Alfredo Torta.
Presto la banda fu neutralizzata, e nel processo iniziato nel febbraio del 1952 vennero comminate condanne per oltre un secolo. Finalmente la città poteva godersi un po' di tranquillità, tanto più che la malavita si era trasformata, avendo accantonato la rapina a mano armata, ora molto rischiosa per via della riorganizzazione delle forze dell'ordine.
La pace era però destinata a durare poco: è del febbraio 1953 l'assalto all'agenzia 26 del Credito italiano in via Solferino, ad opera di un quartetto di rapinatori, con i quali presero il volo 7 milioni di lire.
Ma il ritorno ai vecchi tempi, quelli dell'immediato dopoguerra, quelli delle bande armate per strada si materializzò in piena estate, il 13 agosto 1957.

1957: Milano Corriere dell'informazione rapina di Wagner

"Terrore come a Chicago" titolò il Corriere d'informazione, "esempio della più cruda delinquenza internazionale".  "Mai prima d'ora un gruppo di rapinatori era sceso in strada con le armi in pugno" commentò il Corriere della Sera.
Tutto si svolse in una manciata di secondi davanti ad un palazzetto di mattoni all'angolo tra piazza Wagner e via San Siro, dove aveva sede l'agenzia 6 del Banco di Roma. Poichè il caseggiato era in procinto di essere demolito, per ragioni di sicurezza, ogni sera, il contante, gli assegni, i titoli, venivano trasportati presso la sede centrale di piazza Edison, e riportati in agenzia la mattina seguente.
Così, anche quel giorno, peraltro caratterizzato dal mercato rionale, l'autofurgone blu del banco di Roma si fermò davanti all'agenzia alle 9 e 14 minuti, per scaricare la solita cassetta metallica verde contenente i valori. Oltre all'autista, a bordo un cassiere armato di rivoltella con proiettile in canna. Al colpo di clacson, dagli uffici uscì il commesso per prendere in custodia il prezioso carico.
Proprio quando i tre dipendenti stavano effettuando il trasbordo, alle loro spalle inchiodò una Fiat 1100 color verde pisello, molto impolverata. Ne balzarono a terra quattro individui mascherati, oltre forse all'autista che qualcuno affermò di aver visto immobile al suo posto, le mani strette sul volante, pronto a scattare. Gettata una manciata di sabbia negli occhi del commesso, fu intimato, armi in pugno, di consegnare la cassa metallica, senza fare storie.

1957: Milano Corriere dell'informazione rapina di Wagner
Del resto la banda di criminali era ben equipaggiata: almeno un paio di mitra e una pistola a tamburo. Ottenuto il malloppo, balzarono in auto aprendosi la strada a colpi di rivoltella, tant'è che sul selciato si rinvennero molti proiettili calibro 12. Uno di questi, solo per miracolo, si conficcò in un muro, evitando una signora di passaggio.
La Fiat dei fuggiaschi imboccò via San Siro e poi la Raffaello Sanzio, eclissandosi senza che nessuno riuscisse ad inseguirla nè a prendere il numero di targa.
Sul posto giunsero le forze dell'ordine, ma il questore Ferrante e il commissario capo Zamparelli poterono solo appurare che l'auto dei banditi era stata vista, in precedenza, ferma in zona, pronta ad entrare in azione.
1957: Milano Corriere dell'informazione rapina di Wagner
Unica certezza: si erano volatilizzati almeno 30 milioni di lire, tra contanti, assegni e titoli. I rapinatori avevano alzato il tiro, i prossimi anni sarebbero stati tutta un'altra storia.
Solo l'anno seguente, durante il celebre processo per la rapina di via Osoppo, si scopriranno i responsabili principali: Enrico Cesaroni, Ugo Ciappina, Ferdinando Russo e Arnaldo Bolognini, i quali si erano spartiti, detratti i costi, ben 12 milioni di lire in contanti.

Mauro Colombo
ottobre 2018
maurocolombomilano@virgilio.it

giovedì 18 ottobre 2018

Le sculture di Carlo Ramous a Milano

ramous milano darsena araba
Araba Fenice
ramous milanoPasseggiando per Milano, oltre ad imbattersi in edifici storici, monumenti di varia epoca e vestigia antiche, è possibile ammirare alcune imponenti opere dell'artista milanese Carlo Ramous (Milano, 1926-2003) (qui la sua biografia e le sue opere).

Nel 1974, sei delle sue opere realizzate negli anni immediatamente precedenti vennero esposte provvisoriamente in piazza Duomo, verso palazzo Reale.
ramous piazza duomo arco
Arco 

ramous duomo milano
Arco, sviluppo, anelito

ramous duomo reale continuità 1974
Continuità 

ramous timpano duomo 1974 milano
Timpano 
ramous gesto per la libertà duomo
Gesto (per la libertà)

Una di queste, "Gesto per la libertà", fu poi installata al centro di piazza Conciliazione, dove possiamo ancora oggi ammirarla.

ramous gesto conciliazione

ramous timpano triennale milano
Timpano 
Altre opere, tra quelle esposte nel 1974, sono oggi visibili a Milano (dopo anni di abbandono a Parma): "Timpano" e "Continuità" alla Triennale, mentre "Arco"  è di fronte alla fermata della M5 San Siro Ippodromo, all’interno della piazza riqualificata in occasione della realizzazione della stazione della metropolitana (via dei Rospigliosi).



ramous continuità treinnale milano
Continuità 











arco a san siro ramous via dei rospigliosi
Arco 

In piazzale Segrino, campeggia il "Monumento ai caduti dell'Isola", da pochi anni qui collocato per meglio valorizzarlo.

ramous piazzale segrino

Infine, in piazza Miani, nei giardinetti centrali, è collocata "Finestra nel cielo", dedicata ai Caduti.

ramous piazza miani finestra

 Per le notizie e le foto delle installazioni in piazza Duomo nel 1974 ringrazio il sito carloramous.it


Mauro Colombo
ottobre 2018
maurocolombomilano@virgilio.it