La storia di Milano, i suoi luoghi, i suoi personaggi. Un blog di Mauro Colombo

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sabato 23 settembre 2017

Teatri Eden e Olympia: divertirsi in Cairoli

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L'apertura di via Dante (inaugurata nel 1891), in ossequio al piano regolatore Beruto del 1888, comportò da un lato lo sventramento di un antichissimo tessuto urbano (a spese, tra il resto, di parte dell'antico palazzo del Carmagnola e della chiesa di san Nazaro in Pietrasanta), dall'altro regalò alla città un'arteria (costata 4 milioni di lire, poi impreziosita dai bei palazzi che oggi vediamo, caratterizzati dall'uniforme altezza di gronda, caso raro se non unico in Milano) che unì largo Cairoli al Cordusio, e quindi alla zona più commerciale e viva della città: via Mercanti e piazza Duomo.
Largo Cairoli interessò subito i costruttori: quando ancora si ventilava l'ipotesi di abbattere il castello per raggiungere l'apice della speculazione edilizia, iniziarono le costruzioni dei due palazzi gemelli e simmetrici che ancora oggi incorniciano il monumento a Garibaldi (del 1895).
Gli edifici, progettati dell'architetto Pirovano e inaugurati nel 1892, ospitarono quasi da subito due ritrovi di forte richiamo: da un lato l'Eden, dall'altro l'Olympia.

cairoli teatro Olympia EdenL'EDEN, situato al piano terreno del palazzo di sinistra guardando il castello, aprì fin da subito nel 1892, con capienza di 350 posti ricavati in una sala con colonne in ghisa e tavolini e sedie a collocazione libera.
Fu così il primo, vero elegante caffè-concerto milanese. Qui, nel 1923, debuttò (un po' allo sbaraglio) una sconosciutissima Anna Menzio, poi in arte Wanda Osiris.
Dopo un breve periodo in cui fu ribattezzato Taverna rossa, l'Eden riprese il suo nome originale e aumentò la capienza a 800 posti. 
Nel 1932, sull'onda della ormai nuova moda, si riconvertì a sala cinematografica. Salvo le interruzioni dovute ai bombardamenti, il cinema Eden (poi diviso in due sale) proseguirà ad allietare pomeriggi e serate dei milanesi fino al 1986. Il destino del vasto locale è storia moderna.
cairoli teatro Olympia Eden

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cairoli teatro Olympia EdenL'OLYMPIA (poi Olimpia) era invece situato nei vastissimi sotterranei del palazzo di destra guardando il castello. Aprì ufficialmente nel 1899, dopo aver riconvertito gli spazi che nei primi anni di vita del palazzo avevano ospitato varie attrazioni tipo fiera (mangiafuoco, fachiri, corse ad anello delle prime biciclette).
La sala risentiva del riadattamento del precedente ritrovo popolare: gli addobbi e gli stucchi, i tendoni e le lampade, furono criticati come "il vestito costoso ma di cattivo gusto comprato da un poveraccio che improvvisamente avesse ereditato una bella somma".
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cairoli teatro Olympia EdenRimodernato poi dallo stesso Pirovano, riuscì a contenere mille persone, con tavolini e sedie. Fu apprezzatissimo e preferito ad altre sale di ritrovo (vi si poteva fumare; anche come teatro di prosa erano ammesse le consumazioni e l'andirivieni dei camerieri; essendo sotterraneo, era frequentabile anche di pomeriggio senza costi per tendaggi).
Solo dopo la Grande Guerra la sala venne dotata di regolari file al posto dei tavolini, come in una normale platea. In quegli anni andarono in scena tre "prime" di Pirandello. Passarono poi di qui moltissime Compagnie teatrali, quelle di Calindri, quelle di Peppino De Filippo, vi recitò Vittorio De Sica, Gassman, Nino Manfredi.
Nel 1960 l'ultimo restauro per cercare di arginare il calo di profitti, ormai fanalino di coda rispetto agli incassi degli altri teatri milanesi. Fu così trasformato in una music-hall, nella speranza di tornare agli antichi splendori. 
Fu tutto inutile, e nel 1964 l'Olimpia chiuse definitivamente i battenti (per lasciare il posto ad un grande magazzino).

Bibliografia:
Manzella, Pozzi: I teatri di Milano, 1971, Mursia

Mauro Colombo
maurocolombomilano@virgilio.it
settembre 2017
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venerdì 8 settembre 2017

La scomparsa galleria De Cristoforis (corso Vittorio Emanuele)

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Probabilmente colpito dal fascino e dalla praticità delle gallerie commerciali coperte presenti a Parigi e a Londra (ad esempio la Burlington Arcade, tra Bond street e Piccadilly, ancora esistente), il milanese Giovanni Battista De Cristoforis (1785-1838) convinse la propria agiata famiglia a far costruire un passaggio coperto anche nel cuore di Milano.
Il De Cristoforis, laureato in giurisprudenza, dopo una breve carriera nell'apparato pubblico, si era interessato alla letteratura, divenendo professore nel liceo di sant'Alessandro, poi liceo Beccaria.
Fu amico del Manzoni e di Tommaso Grossi.
galleria de cristoforis milano vittorio emanuele Per dar vita alla galleria immaginata per la nostra città, la famiglia De Cristoforis acquistò palazzo Mozzanica, all'epoca affacciato sulla corsia dei servi 619 (oggi corso Vittorio Emanuele angolo piazza san Carlo). Si trattava di un edificio rinascimentale che dopo i Mozzanica aveva visto quali proprietari gli Sfondrati e poi, per successione ereditaria, i Serbelloni. Furono questi ultimi a cederlo per la demolizione ai De Cristoforis, con l'accordo di poter asportare (per salvarlo) il bel portale tardo quattrocentesco in marmo di Verona (che oggi infatti è visibile nel cortile di palazzo Trivulzio in piazza sant'Alessandro).

L'antico (e malconcio) palazzo fu pertanto demolito nel 1830, e i lavori per la galleria affidati all'architetto Andrea Pizzalla.
La prestigiosa galleria fu presto realizzata, e venne coperta da un meraviglioso e luminosissimo cielo in vetro, con struttura in ferro; aveva l'ingresso principale (organizzato in tre voltoni)  incastonato nel nuovo palazzo realizzato sulla corsia dei servi. Il lungo tunnel (110 metri, ma largo solamente 4) si diramava, sul fondo, in due bracci: uno portava in via Montenapoleone (ricordiamoci che all'epoca non esisteva l'asse fascista dell'attuale corso Matteotti), l'altro verso via san Pietro all'orto.

galleria de cristoforis milano vittorio emanuele galleria de cristoforis milano vittorio emanuele Aperta al pubblico nel 1832, fu subito apprezzata dai milanesi e da commercianti, che fecero a gara per ottenere in locazione i locali commerciali che vi si affacciavano.
Venne subito battezzata popolarmente: "contrada di veder".

Soprattutto nei giorni di pioggia la galleria (che risultava la prima realizzata in Italia, poco dopo imitata dalla triestina del Tergesteo) era letteralmente presa d'assalto dai cittadini, che potevano fermarsi nei caffè (quali il Gnocchi) o fare acquisti di articoli di lusso e moda provenienti direttamente da Parigi. Aprì anche un albergo (l'Elvetico) e un paio di saloni per il divertimento (tra i quali il gabinetto pittorico meccanico, poi divenuto il cinema Volta). Ma fu l'editore e libraio svizzero Ulrico Hoepli che divenne il più famoso inquilino della galleria De Cristoforis, quando qui aprì le sue vetrine nel 1870.
galleria de cristoforis milano vittorio emanuele
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Il declino iniziò, come prevedibile, quando venne aperta la nuova Galleria Vittorio Emanule, ma la fine del vivace ed elegante passaggio coperto ha come data il 1931, quando una variante al piano regolatore sancì la nascita di corso Littorio (oggi Matteotti) per unire agevolmente lo slargo san Babila alla nuova piazza Crispi, oggi Meda.
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galleria de cristoforis milano vittorio emanuele Questi lavori troncarono la galleria nella parte terminale. Con il successivo cantiere relativo allo slargo che divenne l'attuale piazza san Babila, crollò senza proteste l'intera galleria, il cui sedime venne occupato dall'imponente costruzione voluta dalle assicurazioni Toro, su progetto Lancia (che ideò anche, a ricordo della demolita galleria, un passaggio coperto che verrà poi detto "galleria del Toro", che in tutta onestà non brilla oggi per charme).
Il toponimo De Cristoforis passò più tardi ad identificare la moderna galleria che venne edificata negli anni cinquanta sempre in corso Vittorio Emanuele, verso san Pietro all'orto.
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Mauro Colombo
settembre 2017
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