Sulla via san Damiano (un tempo percorsa dal naviglio della fossa interna) si affaccia invece la fronte in semplice mattonato secentesco, dovuta all'abbandono dei lavori di ristrutturazione.
Come tutti i palazzi nobiliari, la facciata interna si apriva su un elegante e vasto giardino, che si estendeva verso i Bastioni. Vera delizia per i padroni di casa e i loro ricchi e nobili ospiti, era una vera oasi ricca di grandiosi alberi di varie essenze, vialetti, boschetti e tutto ciò che poteva servire per allietare feste e ricevimenti.
Purtroppo, verso la fine dell'ottocento, con la città in espansione e con i costi dei terreni lievitati a dismisura, parve sicuramente una buona idea ai padroni di casa (a quell'epoca divenuti i Sola-Busca, per ragioni successorie e matrimoniali) sacrificare un po' di verde per monetizzare e far erigere nuovi edifici.
Nel 1890 iniziò così a sparire una parte di giardino, per lasciare il posto all'Istituto dei ciechi.
Su tale vasto spazio ritenuto edificabile, si innestò il Piano di lottizzazione firmato dall'architetto mantovano Aldo Andreani, che nel corso di alcuni anni progettò gli edifici che oggi si affacciano sulle vie menzionate.
Forse il più curioso, in stile eclettico caratterizzato dall'uso di materiali tipici della zona, il mattone e il ceppo, è palazzo Fidia (via Mozart angolo via Melegari).
Oltre ai colori rosso cupo e grigio, però, Andreani inserì la colorazione degli intonaci, donando così all'edificio una policromia che lo differenzia dal grigiore che spesso predomina a Milano.
Pensato per ospitare appartamenti d'affitto da destinare alla borghesia milanese, il progetto venne da subito ideato con una autorimessa al piano interrato, dove possono trovare riparo ben 6 autovetture.
Bibliografia
Lanza A., Milano e i suoi palazzi, 1993
Il nuovo quartiere nell'ex-giardino Sola-Busca di Milano, in Rassegna di Architettura, anno III, n. 6, 1931.
Mauro Colombo
giugno 2020
maurocolombomilano@virgilio.it