Una delle più famose Guide settecentesche della città di Milano è senz'altro l'opera di padre Serviliano Latuada, la celebre "Descrizione di Milano ornata con molti disegni in rame delle fabbriche più cospicue, che si trovano in questa metropoli".
Il Latuada nacque a Milano nel 1704, e fu abate della congregazione dei chierici regolari di san Filippo, con sede in San Satiro a Milano. Morì nella nostra città nel 1764.
La sua Guida, per un totale di 2.500 pagine, fu stampata nel 1737-1738 in 5 tomi, a spese di Giuseppe Cairoli mercante di libri, in Milano, con bottega sotto il portico dei figini (il coperto dei Figini un tempo sorgeva sulla piazza del Duomo).
L'opera è corredata da un ricco apparato iconografico, di ben 48 tavole fuori testo (perlopiù ripiegate) tra cui la grande carta topografica della città e l'antiporta al primo volume, disegnate dal milanese Girolamo Ferroni (1687 – 1730), pittore ed intagliatore per acqueforti, ed incise con la tecnica dell'acquaforte su rame da Johann Georg Seiller (1663-1740).
Le tavole raffigurano facciate, piante e spaccati dei più importanti edifici milanesi descritti nei tomi.
L'antiporta ritrae la basilica di San Lorenzo e le sue celebri colonne, e vi campeggia il motto: "Lanigero de sue nomen habet", frase probabilmente coniata da Sidonio Apollinare, che significa "(Milano, la città) che prende il nome dalla scrofa semilanuta" (una delle tante spiegazioni circa l'etimologia di Milano).
L'opera si apre innanzitutto con una breve storia di Milano, dalla sua fondazione sino all'impero di Carlo V.
Dopodichè la descrizione delle "fabbriche" cittadine si articola nella classica suddivisione per Sestieri: porta Orientale, porta Romana, porta Ticinese, porta Vercellina, porta Nuova e porta Comasina.
Non mancano varie digressioni su alcuni aspetti che evidentemente il Latuada aveva a cuore: una descrizione delle Istituzioni pubbliche cittadine, la storia della colonna infame, ecc.
Difficilmente si può prescindere dalla consulatazione dalla Descrizione del Latuada ogniqualvolta si studia una Chiesa, un Monastero, una "fabbrica" cittadina, dato che le informazioni dell'Autore, seppur non sempre precise, danno comunque una visione di ciò che questi monumenti erano all'epoca, considerando poi che molti, successivamente, andarono distrutti. Le sue schede sono una notevole fonte storica primaria.
Villa Luigi, in Bibliografia delle guide di Milano, afferma: «Il
Latuada vuole raggiungere, in quest'opera, una esattezza maggiore che
nei precedenti autori... Il libro è il più pregevole del diciottesimo
secolo per la copiosità delle notizie, l'esattezza, i buoni riferimenti
estetici e lo stile familiare e chiaro».
Si tratta in definitiva di un'opera molto ricca e utile, che può essere reperita e consultata integralmente sia in formato digitale (ad esempio in archive.org), sia in una economia ristampa di facile reperibilità (ed. La vita felice).
Per quanto riguarda invece l'Opera nel testo originale a stampa (cosa che interessa maggiormente i bibliofili), segnalo che può essere reperita sul mercato librario antiquario in svariate copie, più o meno complete.
Normalmente è facile trovare esemplari privi (del tutto o in parte) delle tavole iconografiche annesse. Difficilmente si trova un'edizione completa anche della bella e grande carta di Milano (ed in questo caso il valore si aggira su un paio di migliaia di euro). Le incisioni, infatti (soprattutto la mappa) troppo spesso sono state staccate abilmente da mercanti e antiquari senza scrupoli, al fine di rivenderle separatamente (onde ottenere più facili e alti guadagni).
Personalmente utilizzo spesso per le mie ricerche una copia priva dell'intero apparato iconografico, ancora con "barbe" e brossura in carta azzurra dello stampatore (cioè non successivamente tagliata e rilegata, operazione che, ricordo, era demandata ai rilegatori, che eseguivano questa fase secondo le richieste e i gusti del commitente).
mauro colombo
dicembre 2014
maurocolombomilano@virgilio.it