La storia di Milano, i suoi luoghi, i suoi personaggi. Un blog di Mauro Colombo

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giovedì 23 luglio 2015

Dalla colonna del Bottonuto all'obelisco di via Marina


Terminati i lavori di realizzazione dei giardini pubblici affacciati sul corso di Porta Orientale (corso Venezia) nel 1785 circa, si pensò di unirli scenograficamente alla cerchia dei navigli. 
Il Piermarini ebbe allora un'idea molto apprezzata:  realizzare un viale alberato, all'epoca chiamato "i boschetti", che vide la luce tra il 1787 e il 1788.
I Boschetti occupavano tutta la via Marina (dal nome di una nobile famiglia) tra il naviglio e i nuovi giardini e furono realizzati piantando due serie di cinque file di alberi allineati secondo la lunghezza della strada, ma sfalsati rispetto alla larghezza, con al centro una zona scoperta. 
Il bel viale fu frequentato anche dal Foscolo e dal Parini, che ne hanno lasciato ricordi nei loro scritti.

Nel punto in cui il viale piega leggermente verso nord, il Piermarini pensò di collocare la colonna votiva o croce stazionale che si trovava, ormai un poco trascurata,  all'ingresso dello storico quartiere del Bottonuto.
Eccola rappresentata nel mezzo del Bottonuto in una mappa secentesca.

bottonuto


Questa pregevole croce votiva era stata innalzata nell'antico quartiere nel 1606, e solennemente benedetta l’11 giugno 1607, dal cardinale Federico Borromeo, che la volle dedicare a S. Glicerio, vescovo milanese attivo tra il 436 e il 438. Rientrava nel novero delle numerose crocette pensate per il tempo di peste.
La colonna è in granito rosa di Baveno, e poggiava   su quattro sfere di ottone. Alla sommità, naturalmente, vi fu collocata una croce votiva in ferro.



obelisco di via marina (bottonuto)
obelisco bottonuto in via marina 
Il Piermarini dunque fece trasportare in via Marina la colonna, privata per evidenti ragioni della croce in ferro, dato che ormai doveva essere una colonna ornamentale e non più stazionale con finalità religiose. Sulla sommità fu posto un sole raggiante in bronzo.
Venne anche progettato e realizzato un  nuovo e più maestoso basamento.

La colonna è ancora al suo posto, anche se, bisogna dirlo, non è certo molto valorizzata. 
Oggi funge in pratica da colonna rotatoria per il traffico, con tanto di frecce stradali, e a pochi metri opera (fin dagli anni sessanta) un piccolo benzinaio, che davvero nulla c'entra in questa zona  verde e storica di Milano.
obelisco via marina dal bottonuto




mauro colombo 
luglio 2015 
maurocolombomilano@virgilio.it

venerdì 3 luglio 2015

La Milano di Scerbanenco



scerbanenco

Giorgio Scerbanenco (Kiev,1911-Milano,1969), come fu sempre chiamato anche se all'anagrafe italiana risultava registrato con il nome Wladimiro Scerbanenko, arrivò definitivamente a Milano (era stato in Italia da neonato) quando già aveva 16 anni, nel 1927.
Costretto dalla miseria ad abbandonare prestissimo gli studi, si diede da fare con mille lavoretti, dall'operaio al conduttore di ambulanze.
Approdato finalmente nel mondo dell'editoria, iniziò a collaborare con  numerose riviste, tra cui noti settimanali femminili.
Nel 1933 una rivista non molto conosciuta accetta di pubblicare un suo racconto: è l'inizio dello Scerbanenco-narratore ("Notte ultima" su "Rivista di Lecco").

Del 1935 è il suo primo vero romanzo (Gli uomini in grigio), e da questa data in avanti Scerbanenco sarà uno scrittore estremamente prolifico, con punte di cinque-sei romanzi pubblicati all'anno.
scerbanenco

Dopo gli esordi nella letteratura rosa e avventurosa, si avvicinò al genere giallo-poliziesco  nel 1940. Fu questo il filone  che gli riservò maggiori soddisfazioni, per fama e lettori.
Iniziò a pubblicare per Mondadori, Rizzoli, Garzanti.

Negli anni sessanta arriva il grande salto di qualità: i suoi romanzi gialli con protagonista l'investigatore privato dilettante Duca Lamberti, ambientati in una Milano divisa tra il benessere del boom economico e la malavita spregiudicata, toccano alti picchi di vendita. Persino l'industria cinematografica fa di tutto per accaparrarsi i diritti sulle opere, per realizzare pellicole in grado di riempire le sale.

I racconti e i romanzi di questi ultimi anni della sua vita (Scerbanenco morirà prematuramente d'infarto nel 1969, e fu sepolto al cimitero Maggiore, Rep.124-manufatto 5697) sono ambientati a Milano e nelle sue vaste e stranianti periferie, permettendoci di conoscere uno spaccato della metropoli estremamente interessante. 
Suggestive le descrizioni di vie invase dalle auto, le piazze centrali come enormi parcheggi, i negozi scintillanti di luci al neon, le periferie con l'attività febbrile delle fabbriche, le corse in auto dei malviventi lungo le alzaie, i sobborghi in piena trasformazione edilizia (Metanopoli, Buccinasco, ecc).

scerbanencoLeggere i suoi romanzi di ambientazione milanese permette di farsi un'idea fedele di come fosse la vita negli anni sessanta a Milano, meglio di qualsiasi documentario dell'epoca.

Ecco i suoi romanzi  ambientati a Milano, con protagonista Duca Lamberti, pubblicati dalla Garzanti (e relative copertine delle prime edizioni):
- Venere privata (1966)
- Traditori di tutti (1966)
- I ragazzi del massacro (1968)
- I milanesi ammazzano il sabato (1969).

scerbanencoscerbanencoscerbanenco
scerbanenco

Inoltre, a Milano si svolgono moltissimi racconti contenuti in queste due raccolte:
- Milano calibro 9 (1969)
scerbanenco centodelitti- Il centodelitti (1970)


Ma tanti altri suoi racconti e romanzi hanno momenti ambientati a Milano, leggendoli si possono trovare qua e là interessanti descrizioni.





mauro colombo
maurocolombomilano@virgilio.it
luglio 2015
(ult. agg. 3 nov. 2023)

scerbanenco