La storia di Milano, i suoi luoghi, i suoi personaggi. Un blog di Mauro Colombo

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martedì 28 ottobre 2014

Piazza XXIV maggio



ticinese, piazza 24 maggio

La piazza XXIV maggio, un tempo detta "del mercato di porta ticinese" (qui si svolgeva un mercato di frutta e verdura) si caratterizza per la presenza della porta monumentale progettata dal Cagnola.
La porta fu commissionata da Napoleone per celebrare le proprie vittorie, tant’è che fu battezzata “Marengo” quando i lavori vennero iniziate nel 1802.


porta ticinese piazza XXIV maggio

L'opera tuttavia venne  portata a termine, dopo varie interruzioni, solo nel 1815, quando la battaglia di Waterloo aveva ormai decretato la sconfitta del generale francese. Con il congresso di Vienna e l’arrivo degli Asburgo, sulla porta fu incisa una frase del tutto neutrale e ben augurante: PACI POPULORUM SOSPITAE, cioè “alla propizia (oppure liberatrice, se preferite) Pace dei popoli” (il Rovani traduceva più sarcasticamente: alla pace dei popoli sospetta).
Stendhal, nei suoi viaggi, ha lasciato scritto: "La porta di Marengo (sbattezzata dai reazionari del luogo) è bella senza essere copiata dall’antichità, mentre la borsa di Parigi sarà solo la copia di un tempio greco" (per Stendhal e Milano: clicca qui).
Sotto la porta scorreva lo scaricatore della Darsena, il "Ticinello", che poi proseguiva all’esterno del bastione di porta ticinese per piegare infine verso sud, verso il Gentilino, ed uscire dalla città.
Vediamo quest'opera idraulica nella bella foto del Brogi, risalente al 1870 circa, ed in una mappa della città del 1860.

porta ticinese darsena 24 maggio ticinello
porta ticinese fuentes
 

Il Ticinello venne poi interrato negli anni 1948/1950, ma i lavori iniziati nel 2014 per la riqualificazione della piazza ne hanno riportato alla luce una piccola parte.
Fino al 1870, poco distante, e precisamente all'incile del naviglio pavese, si trovava il famoso Trofeo Fuentes (clicca per saperne di più).


piazza XXIV maggio e ticinese
ante 1864 (facciata di sant'Eustorgio ancora originale)

porta ticinese 24 maggio ventiquattro

porta ticinese
porta ticinese

porta ticinese

 mauro colombo
ottobre 2014
ultimo aggiornamento: maggio 2015

venerdì 24 ottobre 2014

Le chiese "doppie" di Milano


Fino ad un'ottantina di anni fa Milano poteva vantare, sul proprio territorio, la presenza di tre chiese doppie, cioè chiese costituite da due chiese gemelle (o quasi) edificate in epoca diversa e poi unite.
Oggi restano santa Maria dell'incoronata e san Cristoforo al naviglio. E' scomparsa purtroppo san Michele alla chiusa.

chiese doppie milano


Santa Maria dell'incoronata (corso Garibaldi)

santa maria incoronata chiese doppie cristoforo michele
La chiesa più antica, quella di sinistra, fu edificata in epoca medievale, e dedicata a S.Maria di Garegnano; ristrutturata successivamente  in stile gotico venne terminata nel 1451 (quando Francesco Sforza fu incoronato nuovo signore di Milano, ed ecco spiegato il nome).
Dedicata dunque allo Sforza, non stupisce che pochi anni dopo, la moglie Bianca Maria Visconti (erede del casato visconteo, figlia di Filippo Maria ultimo Visconti a governare sulla città) volle far erigere accanto alla primitiva chiesa un nuovo edificio di culto, del tutto simile al precedente (1460). Il progetto pare attribuibile a Pietro Solari.
Terminati i lavori, le due chiese furono unite abbattendo il muro divisorio, dando così vita ad un'unica chiesa con due navate divise da archi a sesto acuto poggianti su pilastri. Furono mantenute le due absidi originali, mentre uno è il campanile.
Fu in seguito rimaneggiata più volte, fino all'ultimo restauro del 1900, quando fu riportata il più possibile alle vesti originali.
Tra i vari capolavori d'arte che custodisce, si può ammirare una rara rappresentazione di Cristo premuto sotto il torchio, soggetto alquanto inusuale, attribuita al Bergognone.



chiese doppie milano cristoforo michele incoronata

incoronata michele cristoforo chiese doppie milano


San Cristoforo al naviglio (Alzaia naviglio grande, presso il ponte delle Milizie)

cristoforo michele incoronata doppie naviglio grande
Questa chiesa doppia, rispetto alle altre due, ha minor unità stilistica, ma è comunque il frutto di unione tra due diversi edifici di culto sorti in epoche diverse.
La chiesa primitiva è quella che corrisponde alla parte sinistra dell'edificio. Di origini antiche (forse inizialmente un tempio pagano) di certo venne ricostruita nel 1192 (durante i lavori di scavo del naviglio, che giunse a Milano nel 1211) e rimaneggiata poi nel trecento.
Più recente è la chiesa di destra, lungo l'argine del naviglio, nata come Cappella Ducale  per volere di Gian Galeazzo Visconti, quale voto per l’improvvisa cessazione della peste del 1399.
cristoforo incoronata michele doppieA ricordo della sua origine, sulla facciata è posto lo stemma visconteo accanto a quello comunale, oltre a quello del cardinale Pier Filago da Candia (poi Papa Alessandro V).
Nella navata di sinistra, corrispondente alla chiesa più antica, si ammirano affreschi della scuola del Bergognone e del Luini.

 

doppie milano grande michele incoronata

incoronata doppie michele milano grande


San Michele alla chiusa (via della Chiusa)

chiese doppie milano disciplini vetra
Demolita nel 1929/1930 (per essere sostituita da un palazzo ancora esistente) durante i lavori edilizi che sconvolsero pesantemente la zona della Vetra (leggi qui ), questa chiesa si affacciava sull'attuale via della Chiusa, all'angolo con la via Disciplini (un tempo, contrada di S.Ambrogio ai disciplinati).
La chiesa primitiva, di origini molto antiche, è menzionata per la prima volta in un atto del 1171; il nome le derivò forse dall'essere situata in una zona ricca d'acque (tra le quali la Vepra) e presso una chiusa che gli artigiani conciatori di pelli utilizzavano per le loro lavorazioni (Torre). Era detta anche "ad aquaeductum". La regimentazione dei numerosi corsi d'acqua della zona fu voluta poi da Azzone Visconti, che ordinò "fossero fatte sotterranee cloache nelle quali si scaricassero le colature delle case", come ricorda il Latuada. Quest'ultimo peraltro avanza anche un'altra ipotesi circa il toponimo: qui era "qualche parte de' muri della città, rovinata, e poi ristorata alla meglio, e detta chiusa".
Nel 1526 le venne affiancata una cappella dedicata alla Madonna. I due edifici furono poi uniti e ristrutturati ad opera di Pellegrino Tibaldi, finendo con l'essere una sola chiesa con facciata doppia.
Poco distante si trovava l'Ospedale detto della Colombetta, per via del suo stemma, una colomba che rappresenta lo Spirito Santo (stemma che passò poi all'Ospedale Maggiore, quando questi assorbì la Colombetta).
Non distante era un'altra chiesa oggi scomparsa: S.Fermo, un tempo ubicato nell'omonimo vicolo che si dipartiva dalla via Olmentto.
 
chiusa michele disciplini vetra doppie incoronata

incoronata milano



Bibliografia

Latuada S., Descrizione di Milano,  ecc, 1737, tomo III (s. Michele);
Rotta P., Passeggiate storiche, ossia le chiese di Milano dalla loro origine fino al presente, 1891;
Zeppegno L., Le chiese di Milano, 2007.




mauro colombo
ottobre 2014
maurocolombo@virgilio.it





lunedì 20 ottobre 2014

Lo scomparso "trofeo Fuentes" alla Darsena



darsena naviglio pavese fuentes

Nel punto in cui, dalla Darsena, nasce il naviglio Pavese, si trovava fino al 1872 circa (la data non è sicura) un pomposo monumento di epoca spagnola, comunemente detto "trofeo Fuentes". Lo stesso ponte che scavalca il naviglio pavese al suo incile alla darsena era detto un tempo "Ponte del trofeo".
Questo manufatto (scolpito da Giacomo Novi) fu fatto erigere, con grandi festeggiamenti, nel 1601 dall'allora governatore dello Stato di Milano, don Pietro Enriquez de Acevedo conte di Fuentes, per gloriarsi di aver reso finalmente navigabile il naviglio pavese unendo così Milano al mare Adriatico, via Pavia.
darsena naviglio pavese fuentesIl progetto di unire per acqua Milano a Pavia risaliva ai tempi dei Visconti e poi degli Sforza, tant'è che Francesco Sforza aveva ordinato tale opera idraulica da costruirsi "per viam Binaschi et Bereguardi".
Ma tra un problema economico e una difficoltà ingegneristica, ancora nel 1600 il canale non s'era realizzato.
Il Governatore Fuentes, di fresca nomina, ottenne allora da Filippo III di Spagna le somme ritenute necessarie per far finalmente riprendere  lavori, promettendo alla città l'opera tanto attesa.
Tuttavia, il Fuentes era stato un po' troppo frettoloso. Quando festeggiò l'opera e fece erigere il monumento, i lavori erano ben lungi dall'essere completi! Tant'è che alla sua morte avvenuta nel 1610, i cantieri vennero  interrotti per controlli contabili della corona spagnola, e il percorso d'acqua si interruppe così alla conca fallata (leggi qui).
Quindi...appena fuori Milano!

darsena naviglio pavese fuentes

Evidentemente il Fuentes aveva già capito come si fa politica: ci si gloria non per la realizzazione dell'opera pubblica, ma per averla promessa e iniziata. Lo spagnolo fu così definito "borioso" (dal Cantù) e "uomo ambizioso" (da Defendente Sacchi, che liquidò peraltro l'intero monumento come "bugiardo", e frutto di "solenne menzogna").
Per la cronaca: fu Napoleone a ridare impulso ai lavori, e a portarli quasi a termine, anche se per un destino beffardo, gli onori se li prese l'arciduca Ranieri, viceré del nuovo regno Lombardo-Veneto, quando inaugurò solennemente l'opera nell'agosto del 1819.

darsena naviglio pavese fuentes


Il monumento Fuentes fu spesso immortalato da pittori ed incisori, e fu uno dei primi soggetti milanesi ad essere fotografati. La calotipia di Luigi Sacchi (uno dei primissimi fotografi milanesi) scattata al trofeo con alle spalle la porta Ticinese risale al 1845 (ed è pertanto una delle prime fotografie mai scattate a Milano, giunta integra fino a noi).

darsena naviglio pavese fuentes sacchi


Il monumento, come detto, fu abbattuto all'incirca nel 1872, e alcuni frammenti trasportati al Castello sforzesco, dove sono ancora custoditi. Ci restano le due formelle laterali e la lapide in latino che ricorda appunto, seppur falsamente, l'opera realizzata dal Governatore.

darsena naviglio pavese fuentes
La lapide, suona più o meno così: "Don Pietro Enrico Azeveido, Governatore della provincia milanese, realizzò questa mirabile opera attraverso la quale le acque del Verbano e del Lario (lago maggiore e di Como, come si dice oggi), unite, possono arrivare al Ticino e al Po, per la navigabilità e per l'irrigazione, rendendo così le terre agricole feconde e i commerci sicuri e facili, aumentando le ricchezze sia private che pubbliche".

darsena naviglio pavese fuentes


Bibliografia 
Defendente Sacchi, Cosmorama pittorico, n. 25 del 1839
Giuseppe Bruschetti, Storia dei progetti e delle opere per la navigazione interna del milanese, 1842.

Approfondimenti:
Per i poteri del Governatore in epoca spagnola e l'elenco dei soggetti che ricoprirono tale carica, vedi qui.

 mauro colombo
ottobre 2014
maurocolombomilano@virgilio.it



giovedì 16 ottobre 2014

Primi fotografi nella Milano ottocentesca



fotografi milano
Anche se alcuni studiosi farebbero risalire l'invenzione  della fotografia agli ultimi anni del 1700 ad opera del britannico Wedgwood, ufficialmente la prima fotografia giunta sino a noi risale al 1826: il francese Niepce riuscì ad immortalare il borgo che vedeva dalla sua finestra, utilizzando una camera oscura e una lastra di rame argentato spennellata di bitume di giudea.
Accennato doverosamente a queste fasi pionieristiche, si può affermare che la tecnica fotografica prenda la giusta strada nel 1829, quando lo stesso Niepce fonda con Daguerre una società per lo sviluppo dei materiali fotografici e delle tecniche fotografiche, sodalizio che permetterà un decennio dopo (1839) di brevettare il famoso "dagherrotipo". Negli stessi anni, sempre a Parigi, lavorava  alla "calotipia" il britannico Talbot, che contibuì a migliorare la nuovissima invenzione.
Dal 1850 dagherrotipia e calotipia vengono lentamente soppiantate dal nuovo sistema al collodio e poi dalla gelatina bromuro d’argento.


Fra il 1839 e il 1840 alcuni artisti milanesi entrano in contatto, più o meno casualmente, con la nuova tecnica del dagherrotipo, avendola appresa direttamente a Parigi. Sono Sacchi, Duroni, Brenta e Miani, con l'aiuto del conte Kramer. Gli stessi si interessano poco dopo alla calotipia.

sacchi fotografi milanoA loro si devono dunque i primi scatti fotografici  dedicati alla città di Milano (tra il 1839 e il 1845). Purtroppo molte di queste primissime realizzazioni sono oggi perdute, a meno che non ci si accontenti dei resoconti delle riviste dell'epoca.
Dopo di loro, altri fotografi, milanesi e non, si avvicinarono, con successo, alla nuova arte ormai perfezionata (collodio e gelatina) regalandoci numerose fotografie scattate (si fa per dire, visti i tempi di esposizione ancora molto lunghi) a monumenti e scorci di una Milano fino ad allora vista ed immortalata solo nei quadri. Ricordiamo Calzolari, Brogi, Pozzi, Sommer, Déroche & Heiland.
Vediamo dunque chi erano questi primi fotografi che si interessarono della nostra città, e ammiriamone alcuni lavori.

Luigi Sacchi

Sacchi, nato a Milano nel 1805 da Giuseppe e Serafina Mangiarotti, era  cugino di Defendente Sacchi, illustre filosofo e critico d'arte dell'Università di Pavia.
Sacchi si iscrisse  alla Scuola di Pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera. Ritrattista e amante dei dipinti dell'Hayez, passa dalla fine di quel decennio a dipingere paesaggi e monumenti di Milano e di Pavia. Nei primissimi anni '30 si discosta dalla pittura e si dedica all'incisione e alle tecniche di litografia e xilografia diventando rapidamente uno dei più stimati ed autorevoli professionisti del Lombardo Veneto.  Negli stessi anni il Sacchi apre a Milano la prima stamperia xilografica d'Italia e inizia a stampare opere di Manzoni, Porta, Grossi e D'Azeglio.
Visto il successo del promettente giovanotto, Alessandro Manzoni, in vista della ripubblicazione definitiva de I Promessi Sposi, gli affidò la direzione dell'edizione illustrata  da pubblicarsi tra il 1840 e il 1842 in dispense.
Per trovare i migliori incisori ed illustratori d'Europa il Sacchi partì nel 1839 per  Parigi, casualmente nell'anno in cui venne presentata al mondo la prima fotografia ottenuta tramite il metodo di Daguerre. Quando rientrò definitivamente nella primavera del 1840 a Milano si portò dietro alcuni dei migliori incisori dell'epoca per lavorare ai Promessi Sposi. Contemporaneamente iniziò la sua attività di fotografo (o come si diceva all'epoca: lucigrafo) tramite i metodi di Daguerre, e dal 1841, di Talbot. 
In ogni caso le prime foto oggi autenticate sono del 1845. Conquista negli anni successivi numerosi premi e riconoscimenti per l'arte fotografica, e nel 1857 viene celebrato dal maggior critico d'arte fotografica dell'epoca, Ernest Lacan, come il maggior fotografo vivente e la sua ripresa dell'Ultima Cena di Leonardo come una delle migliori fotografie sino ad allora realizzate. In quegli stessi anni il Sacchi venne chiamato a collaborare a Brera dall'Accademia, e procede a fotografare tutti i principali dipinti presenti nell'Accademia. Sempre nel 1857 viene editata la prima Guida di Milano illustrata dalle foto del Sacchi. Muore il 15 gennaio 1861 a Milano.
Sacchi fu senza dubbio tra i primissimi fotografi di Milano, seppure ufficilamente la sua prima immagine risalga al 1845: uno calotipo del monumento "Fuentes" all'epoca ancora esistente all'inizio del naviglio pavese (sullo sfondo vediamo infatti la porta Ticinese).


duomo milano sacchi

darsena



Alessandro Duroni

Nacque a Canzo (Como) il 30 maggio 1807 da Antonio e Giustina Molteni.  La prima notizia sulla sua attività risale al 1837, anno in cui a Milano, al n. 27 della galleria De Cristoforis, possedeva un negozio di ottica, con annesso deposito di apparecchi di chimica, ottica, fisica e matematica. Nell'agosto 1839 a Parigi seguì i primi esperimenti di  Daguerre, assistendo all'entusiasmo del pubblico per le nuove invenzioni. Nei primi giorni di novembre del 1839 tornò a Milano, portando con sé l'attrezzatura per la dagherrotipia ed anche un dagherrotipo che riproduceva il Louvre, eseguito da Daguerre e da  Giroux, che espose l'11 novembre nel chiostro di S. Maria dei Servi.
Il 30 novembre 1939 Duroni con il suo apparecchio riprese due vedute del Duomo, una dalla parte superiore, l'altra da una terrazza di contrada di Rastrelli, una veduta dell'Arco della Pace e una prospettiva di Palazzo Raimondi dalla contrada di Monte di pietà. Nel 1842 attrezzò una parte del suo negozio per eseguire riproduzioni al dagherrotipo. Nel 1853 perfezionò il sistema di Daguerre, inventando il "metodo positivo-negativo", cioè la possibilità di trasformare la lamina dagherrotipica in una matrice inchiostrabile e quindi riproducibile.
Negli ultimi anni della sua attività, ormai ritrattista affermato, fu tra i fotografi preferiti dall'aristocrazia e dall'alta borghesia milanese, ma soprattutto fu valente tecnico e scienziato. Infatti nel 1865, insieme a Porro, fondò  l'Istituto tecnomatico italiano, la prima officina nazionale per la costruzione degli strumenti di precisione. Trasferito il suo stabilimento fotografico al n. 13 di corso Vittorio Emanuele, lo cedette nel 1866 al Calzolari.
Mori a Milano il 9 settembre 1870.


duomo duroni

Icilio Calzolari

Nacque a Parma il 2 giugno 1833 da Lazzaro e Margherita Ripari, ma risulta iscritto nei Ruoli della popolazione dello stato civile di Milano dal 1856-1858 come ragioniere, con diverse residenze: contrada del Rovello 2296, corsia del Giardino 1219, corso Vittorio Emanuele 2.
Sposa Angelina Cavazzi, figlia di Teresa Duroni, sorella di Alessandro.
Il 31 marzo 1866 rileva lo stabilimento fotografico di Alessandro Duroni in corso Vittorio Emanuele 13, che da quel momento porta la denominazione di Regio stabilimento fotografico Duroni di Icilio Calzolari, mentre dal 1869 al 1880 si nomina solo Calzolari Icilio fotografo. Dal 1877 al 1880 si aggiungono gli indirizzi di corso di Porta Venezia 77 e via Manin 12; dal 1881 al 1883 cambia la situazione economica e si aggiunge solo l'indirizzo di Galleria de Cristoforis 37; dal 1884 al 1888 l'attività risulta solo in corso Vittorio Emanuele 2. La ditta Guigoni & Bossi rileva lo stabilimento di Calzolari nel 1888.
Nel 1867 partecipa all'Esposizione di Parigi con una serie di ingrandimenti fotografici. Si dedica alla documentazione del patrimonio architettonico e artistico milanese, alla veduta monumentale d'impianto prospettico tradizionale, ma anche alla fotografia di cantiere e di opere pubbliche. In questo periodo stampa e diffonde fotografie tratte dai negativi di Alessandro Duroni, che tuttavia circolano con il nome di Calzolari. Nel 1888 cede lo stabilimento alla ditta Guigono & Bossi, ma continua a fotografare e apre uno stabilimento di eliotipia nel 1889 in via Durini n. 14, in societa' con Carlo Ferrario, già titolare di uno stabilimento " C. Ferrario e figlio" per eliocromia e fototipia con sedi in via Solferino n. 26 e in via Montebello 3.
Continua a fotografare per suo diletto e nel 1891 aderisce al Circolo fotografico lombardo. Nel 1894 partecipa alle Esposizioni riunite di Milano, ottenendo un diploma di primo grado. Nel 1898 ritrae la breccia al Convento dei Capuccini durante i moti milanesi.
Muore il 18 dicembre 1906.



san lorenzo colonne milano calzolari


Giacomo Brogi

Il Brogi  (Firenze 1822 –  Firenze 1881) arriva alla fotografia dalla professione di incisore e ritoccatore.  Fonda la ditta "Giacomo Brogi Fotografo", partecipando già nel 1861 all'Esposizione Italiana di Firenze e pubblicando l'anno successivo il suo primo catalogo di fotografie.  Il Brogi, nel giro di un decennio, seppe dare un grande impulso alla ditta, la quale aprì filiali in diverse città, come Roma, Napoli e Bowinkel, e la sua fama, soprattutto come ritrattista, crebbe tanto da essere nominato nel 1878 Fotografo del Re. Brogi partecipò anche a numerose Esposizioni degli anni '70, come quelle di Forlì, Vienna e Milano, dove, nel 1881, guadagnò la medaglia d'argento. In quello stesso anno Giacomo morì, lasciando la ditta ai figli Carlo e Alfredo.

galleria milano


Leopoldo Alinari

Alinari (Firenze 1832 - 1865), fondò a Firenze (1854) l'omonima casa editrice specializzata in pubblicazioni d'arte e in riproduzioni fotografiche (raccolta di negativi di 110.000 opere d'arte). Gli succedettero nella direzione dell'azienda i fratelli Giuseppe  e Romualdo  e quindi il figlio Vittorio  fino al 1920, quando l'azienda fu costituita in società anonima con la denominazione di Istituto di Edizioni Artistiche (IDEA), che in seguito ha assunto sotto la propria amministrazione anche le collezioni Anderson e Brogi.






Luca Fortunato Comerio

Luca Comerio (Milano, 19 novembre 1878 – Mombello, 5 luglio 1940) nacque in via Volta al 19, da Francesco, proprietario di una caffetteria, e da Claudia Francioli.
Appassionato di pittura, a soli 12 anni si fece assumere come assistente nello studio di Belisario Croci, un pittore fotografo che conobbe nel locale del padre. Lì apprese le basi artistiche e tecniche della fotografia, che divenne la sua passione e la sua professione.
Nel 1894 comperò la sua prima macchina fotografica, aprì un laboratorio in proprio in via  Hugo  1, e si specializzò in foto al magnesio e ritratti su porcellana.
Appena ventenne,  documentò coraggiosamente, e a rischio della propria vita, i moti popolari scoppiati a Milano nel maggio del 1898 e la repressione del generale Bava Beccaris.
Le immagini vennero pubblicate per due settimane consecutive (15-21 maggio) nella rivista L'Illustrazione Italiana, e la raccolta venne intitolata La rivolta di Milano.
Si interessò quindi alla cinematografia, nuovo mezzo sviluppatosi alla vigilia del XX secolo.
Nel 1907 vinse il concorso fotografico Hennemann, per un fotomontaggio di immagini che ritraevano la vita nella città di Milano, e ricevette un premio di cinquecento lire. Con i soldi del premio, Comerio si recò a Parigi e acquistò una cinepresa Pathé.
Nel settembre dello stesso anno passò alla produzione cinematografica con la costituzione a Milano della Luca Comerio & C., prima manifattura cinematografica della città. Nel luglio 1908 la Comerio si unì ad un'altra società la SAFFI (Società Anonima Fabbricazione Films Italiane), e si diede vita alla SAFFI-Comerio. Con questa società Comerio fece costruire un grosso e moderno stabilimento cinematografico, dotato di un teatro di posa, su un'area di 22.000 m² situato nel quartiere Turro.

duomo comerio 1898


comerio foppa

Pozzi, Sommer, Déroche & Heiland
Terminiamo con  alcune delle realizzazioni di questi fotografi.




scala milano

arco della pace sempione




galleria milano


galleria milano



Mauro Colombo
ottobre 2014
maurocolombomilano@virgilio.it