La storia di Milano, i suoi luoghi, i suoi personaggi. Un blog di Mauro Colombo

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venerdì 24 giugno 2016

Il ponte delle Pioppette (via Molino delle armi)

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Lasciandosi alle spalle lo scomparso ponte di porta Ticinese, seguendo il corso del naviglio della Fossa interna verso corso Italia (quindi lungo via Molino delle Armi) si incontrava un tempo il ponte delle Pioppette, così chiamato per la vicina omonima viuzza, uno dei terraggi delle mura medievali.
La mappa del 1814 degli Astronomi di Brera lo mostra chiaramente:

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Si trattava di un ponte carrabile di una certa larghezza, che permetteva di unire il flusso di traffico tra il borgo di Santa Croce (attuale omonima via), sviluppatosi attorno alla Vettabia  che proprio qui scorreva, e la vasta piazza della Vetra, che si estendeva (oggi è un parco) alle spalle di San Lorenzo.
Oggi il ponte unirebbe, approssimativamente dati i forti mutamenti della zona, via Wittgens a via Santa Croce.
Ci troviamo dove un tempo passava uno dei confini della cittadella, le fortificazioni con cui nel 1329 Azzone Visconti sostituì i terrapieni. Proprio qui si trovava il famoso mulino delle armi, che secondo alcuni serviva per molare armi (Caselli 1827), mentre secondo altri era utilizzato per macinare grani per la milizia. Qui si ergeva anche la Torre dell'Imperatore, voluta da Ludovico IV il bavaro, durante l'assedio del 1329, e demolita nel 1770. La ruota del mulino resistette invece molto più a lungo, fino al 1943.
Del ponte abbiamo una rappresentazione tipicamente ottocentesca, ispirata ad un quadro del Migliara, che lo mostra con la classica architettura a schiena di mulo a doppio fornice con pilone centrale.

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In tempi più recenti, venne sostituito con un più agevole ponte ad una sola arcata, con bei parapetti in ghisa. Con la copertura della fossa interna, in questa zona avvenuta tra il 1929 e il 1931, anche questo ponte sparì.
Ecco i lavori di demolizione, e il risultato finale.

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Il ponte delle Pioppette è identificabile con quello richiamato in una antica filastrocca milanese, tipica della zona di porta Ticinese: "Sott al pont de ciff e ciaff, ghe sta Bargniff Bargnaff, cun la vesta verdusina, gran duttur chi l'induvina". 
Ciff e ciaff sarebbero voci onomatopeiche, che ricordano come in prossimità del ponte si trovava, in effetti, una piccola gora d'acqua paludosa, che nei periodi di maggior pioggia e umidità finiva con l'invadere anche la via Pioppette, costringendo i passanti ad affondarci le scarpe, provocando il caratteristico rumore....



Mauro Colombo
giugno 2016
maurocolombomilano@virgilio.it




mercoledì 15 giugno 2016

L'Albergo Popolare in via Conca del naviglio (C.so Genova)

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Dall'ultimo quarto dell'ottocento in poi si registrò a Milano un continuo afflusso migratorio di vaste proporzioni: la città industriale attirava masse popolari da tutta Italia, alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore. Nell'arco di quarant'anni Milano registrò un incremento di circa 400.000 residenti.
Ai numerosi arrivi non corrispondeva, tuttavia, un'adeguata offerta abitativa, sia perchè gli alloggi a disposizione erano davvero pochi, sia perchè le locande e gli alberghi risultarono insufficienti oppure troppo costosi.
Si tenga poi conto che moltissimi forestieri entravano a Milano solo per lavori occasionali della durata di una settimana, ed erano costretti a trovar da dormire in bettole malsane e sovraffollate. Se non addirittura in strada, sotto i portici, nelle stalle.
Nacque così una nuova forma di assistenza, spesso sotto forma di cooperativa, volta a creare alloggi per lavoratori e famiglie (come il celebre esempio della Società Umanitaria e i suoi quartieri modello).
albergo popolare conca naviglio oggionoPer rispondere a questa emergenza abitativa e sociale venne costituita nel 1899 da Luigi Buffoli (1850-1914, qui la sua biografia, una via in zona lo ricorda come "filantropo") la Cooperativa Alberghi Popolari, che presto divenne forte di 1600 soci.
Con il capitale raccolto (e l'aiuto anche della Edison), nello stesso anno si iniziò a costruire un vasto edificio affacciato su quel tratto di naviglio che congiungeva la Darsena alla Fossa interna, e che scorreva tra le vie Vallone e Olocati (interrato il naviglio, la via fu ribattezzata Conca del Naviglio).
L'Albergo popolare fu inaugurato nel 1901, e occupava precisamente lo spazio compreso tra via Vallone e via Marco d'Oggiono.

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albergo popolare conca naviglio oggionoL'offerta abitativa, riservata ai soli uomini, era alquanto semplice e per questo apprezzata dai lavoratori senza troppi soldi in tasca,  desiderosi di dormire e riposare dopo la faticosa giornata. Vennero create circa 500 camerette, affittate ad un prezzo per notte molto contenuto. Si prendeva posto la sera e si lasciava libera la stanzetta al mattino entro le 9. Non era ammessa la permanenza nelle camere durante il giorno. Se molti si fermavano per poche notti (comprando la sera l'apposito biglietto di ammissione), altrettanti acquistavano abbonamenti per periodi più lunghi, anche mensili.
Nei piani bassi dell'edificio vennero realizzati i servizi igienici e le docce, le cucine, la sala ricreativa, lo spaccio alimentare, e il barbiere.
Durante la Prima Guerra mondiale fu adibito ad ospedale militare (e fu unito alla linea tranviaria con un apposito raccordo di 300 metri), mentre negli anni venti e trenta fu il luogo ideale per i piccoli commercianti di passaggio, gli artisti, i manovali e i carpentieri con brevi contratti lavorativi. Venne aperta anche una biblioteca e spesso nel locale ricreativo si tennero concerti.

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Ed ecco l'Albergo, sulla destra, mentre nel 1930 coprono il corso d'acqua. La via Vallone e la via Olocati (le due rive) stanno per diventare una via sola.

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Negli anni cinquanta e soprattutto sessanta, mutata la situazione socio-economica milanese e in generale italiana, la clientela finì con l'essere composta da emarginati, poveri e disoccupati, fino a diventare, negli ultimi anni, un luogo fuori controllo con una presenza costante di vagabondi e pregiudicati.
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Nel 1968, all'apice del degrado, ne venne decretato lo sgombero e la chiusura, cui seguì l'abbattimento.
Al suo posto venne costruito un moderno edificio residenziale.

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Mauro Colombo
giugno 2016
maurocolombomilano@virgilio.it