Probabilmente colpito dal fascino e dalla praticità delle gallerie commerciali coperte presenti a Parigi e a Londra (ad esempio la Burlington Arcade, tra Bond street e Piccadilly, ancora esistente), il milanese Giovanni Battista De Cristoforis (1785-1838) convinse la propria agiata famiglia a far costruire un passaggio coperto anche nel cuore di Milano.
Il De Cristoforis, laureato in giurisprudenza, dopo una breve carriera nell'apparato pubblico, si era interessato alla letteratura, divenendo professore nel liceo di sant'Alessandro, poi liceo Beccaria.
Fu amico del Manzoni e di Tommaso Grossi.
Per dar vita alla galleria immaginata per la nostra città, la famiglia De Cristoforis acquistò palazzo Mozzanica, all'epoca affacciato sulla corsia dei servi 619 (oggi corso Vittorio Emanuele angolo piazza san Carlo). Si trattava di un edificio rinascimentale che dopo i Mozzanica aveva visto quali proprietari gli Sfondrati e poi, per successione ereditaria, i Serbelloni. Furono questi ultimi a cederlo per la demolizione ai De Cristoforis, con l'accordo di poter asportare (per salvarlo) il bel portale tardo quattrocentesco in marmo di Verona (che oggi infatti è visibile nel cortile di palazzo Trivulzio in piazza sant'Alessandro).
L'antico (e malconcio) palazzo fu pertanto demolito nel 1830, e i lavori per la galleria affidati all'architetto Andrea Pizzalla.
La prestigiosa galleria fu presto realizzata, e venne coperta da un meraviglioso e luminosissimo cielo in vetro, con struttura in ferro; aveva l'ingresso principale (organizzato in tre voltoni) incastonato nel nuovo palazzo realizzato sulla corsia dei servi. Il lungo tunnel (110 metri, ma largo solamente 4) si diramava, sul fondo, in due bracci: uno portava in via Montenapoleone (ricordiamoci che all'epoca non esisteva l'asse fascista dell'attuale corso Matteotti), l'altro verso via san Pietro all'orto.
Aperta al pubblico nel 1832, fu subito apprezzata dai milanesi e da commercianti, che fecero a gara per ottenere in locazione i locali commerciali che vi si affacciavano.
Venne subito battezzata popolarmente: "contrada di veder".
Soprattutto nei giorni di pioggia la galleria (che risultava la prima realizzata in Italia, poco dopo imitata dalla triestina del Tergesteo) era letteralmente presa d'assalto dai cittadini, che potevano fermarsi nei caffè (quali il Gnocchi) o fare acquisti di articoli di lusso e moda provenienti direttamente da Parigi. Aprì anche un albergo (l'Elvetico) e un paio di saloni per il divertimento (tra i quali il gabinetto pittorico meccanico, poi divenuto il cinema Volta). Ma fu l'editore e libraio svizzero Ulrico Hoepli che divenne il più famoso inquilino della galleria De Cristoforis, quando qui aprì le sue vetrine nel 1870.
Venne subito battezzata popolarmente: "contrada di veder".
Soprattutto nei giorni di pioggia la galleria (che risultava la prima realizzata in Italia, poco dopo imitata dalla triestina del Tergesteo) era letteralmente presa d'assalto dai cittadini, che potevano fermarsi nei caffè (quali il Gnocchi) o fare acquisti di articoli di lusso e moda provenienti direttamente da Parigi. Aprì anche un albergo (l'Elvetico) e un paio di saloni per il divertimento (tra i quali il gabinetto pittorico meccanico, poi divenuto il cinema Volta). Ma fu l'editore e libraio svizzero Ulrico Hoepli che divenne il più famoso inquilino della galleria De Cristoforis, quando qui aprì le sue vetrine nel 1870.
Il declino iniziò, come prevedibile, quando venne aperta la nuova Galleria Vittorio Emanule, ma la fine del vivace ed elegante passaggio coperto ha come data il 1931, quando una variante al piano regolatore sancì la nascita di corso Littorio (oggi Matteotti) per unire agevolmente lo slargo san Babila alla nuova piazza Crispi, oggi Meda.
Questi lavori troncarono la galleria nella parte terminale. Con il successivo cantiere relativo allo slargo che divenne l'attuale piazza san Babila, crollò senza proteste l'intera galleria, il cui sedime venne occupato dall'imponente costruzione voluta dalle assicurazioni Toro, su progetto Lancia (che ideò anche, a ricordo della demolita galleria, un passaggio coperto che verrà poi detto "galleria del Toro", che in tutta onestà non brilla oggi per charme).
Il toponimo De Cristoforis passò più tardi ad identificare la moderna galleria che venne edificata negli anni cinquanta sempre in corso Vittorio Emanuele, verso san Pietro all'orto.
Mauro Colombo
settembre 2017
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