L'apertura della linea ferroviaria Milano-Mortara, avvenuta nel 1870, favorì la nascita di numerose realtà industriali lungo il suo percorso cittadino, parallelo a quello del naviglio Grande, che già era risultato un eccezionale volano per le industrie.
Così, la Richard Ginori, che era sorta sulle rive del canale per sfruttarne i trasporti via acqua, non volle perdere l'occasione di collegarsi anche alla ferrovia.
Risultando però separata dalla strada ferrata proprio dal Naviglio, fu necessario costruire un ponte con meccanismo levatoio, sul quale i vagoni merci potessero transitare all'occorrenza ed entrare nei cortili della fabbrica. Senza ostacolare, naturalmente, la navigazione.
Il ponte in ferro (non più in uso, e recentemente ridipinto di un verde chiaro) fu posizionato nel 1908. Abbassandolo a livello del piano stradale, i carri merci potevano uscire dalla linea Milano-Mortara, scavalcare il naviglio, ed entrare alla Richard Ginori.
Dopo alcuni anni, altre fabbriche sorte in zona Barona vollero essere servite dalla ferrovia, e così il binario di servizio venne allungato. Giunse così a lambire e a servire il vasto deposito di idrocarburi della società Victoria (oggi un terreno abbandonato accanto a via Santander, dove ancora si nota il tracciato ferroviario).
Quando anche la Cartiera Binda, alla conca fallata, sul naviglio Pavese (via Chiesa Rossa) volle sfruttare la ferrovia (e non più solo il naviglio pavese), fece allungare notevolmente il percorso del binario fino ai propri opifici.
Venne così a crearsi un binario di servizio che di fatto univa i due Navigli, correndo lungo la via Watt (in fondo alla quale intersecava il tram 12 proveniente da via Pestalozzi), poi la via Tosi, e parallelamente al corso dello scolmatore dell'Olona si spingeva in campagna, fino ad intersecare la antichissima via Moncucco. Il binario passava accanto alla cascina Monterobbio (ancora esistente) e giungeva infine alla cartiera.
via WATT |
Solo rare fotografie, mappe cittadine e una interessante foto aerea possono oggi testimoniare questo spaccato della Milano industriale, che sparì progressivamente nei primi anni sessanta.
Il ponte levatoio a servizio della Richar Ginori rimase invece in uso per tutti gli anni settanta.
Si può ancora indovinare, qua e là, il tracciato del lungo binario, sicuramente ritengo sia una inconfondibile traccia quella tra lo scolmatore Olona e il terreno abbandonato della società Victoria, almeno fino a quando anche quel tratto di terreno non verrà riqualificato.
mauro colombo
gennaio 2018
maurocolombomilano@virgilio.it