Alla morte di Giuseppe Garibaldi (1807-1882), anche il comune di Milano decise di onorare con un importante monumento l'eroe dei due mondi.
Il tema di una statua a Garibaldi, assunto come segno dell'unità nazionale, impegnò (soprattutto negli anni immediatamente successivi alla morte) moltissimi Comuni italiani, pur presentandosi come un compito difficile proprio perché coinvolgeva le coscienze popolari, oltre che la creatività degli artisti, a volte combattenti nelle imprese risorgimentali.
Le opere d'arte, per essere apprezzate, richiedevano raffigurazioni veriste di battaglie e al contempo rappresentazioni simboliste dei valori che le avevano animate.
Il Consiglio comunale milanese, consapevole delle difficoltà che l'impresa artistica avrebbe comportato, bandì un concorso per ottenere il miglior progetto possibile, richiedendo ai partecipanti il bozzetto per una statua di dimensioni imponenti, dove l'eroe fosse rappresentato a cavallo in posa guerresca.
Purtroppo quel primo concorso venne cancellato per la morte di uno degli artisti in gara.
Si dovette così attendere il 1885: a questo secondo concorso parteciparono, tra gli altri, Ettore Ximenes e Giuseppe Grandi, quest'ultimo con un bozzetto che richiamava il monumento alle Cinque Giornate.
Dopo un periodo alquanto lungo, finalmente il monumento risultò pronto nel 1895: il 3 novembre venne pomposamente inaugurato alla presenza del sindaco Giuseppe Vigoni, delle autorità e della folla festante. Dal palco, Felice Cavallotti tenne un vibrante discorso.
L'opera vincitrice, in bronzo, rappresenta Garibaldi a cavallo, in divisa militare, quale generale dell'esercito sabaudo. Accanto al condottiero, ai lati del basamento in granito e marmo progettato dall'architetto Guidini, spiccano le due allegorie della Rivoluzione e della Libertà.
Da allora, salvo il breve periodo in cui il monumento venne rimosso per permettere i lavori di realizzazione della metropolitana 1, Garibaldi scruta fisso l'orizzonte, verso via Dante, o meglio, verso Roma che non riuscì mai a conquistare.
Da allora, salvo il breve periodo in cui il monumento venne rimosso per permettere i lavori di realizzazione della metropolitana 1, Garibaldi scruta fisso l'orizzonte, verso via Dante, o meglio, verso Roma che non riuscì mai a conquistare.
Mauro Colombo
settembre 2016
maurocolombomilano@virgilio.it