Spesso, se non quasi sempre, i banditi e i rapinatori diventano famosi ed entrano nella storia, mentre le loro vittime finiscono nell'oblio già pochi giorni dopo essere stati citati nelle colonne dei quotidiani.
Questa è la piccola storia del brigadiere Pulvirenti, quasi dimenticato al cimitero Maggiore, ucciso dalla famosa pistola del "Sante bandito dalla mira eccezionale", quello che "mette proprio paura".La storia è quella della sparatoria avvenuta il 17 novembre 1926 in via generale Giuseppe Govone (una parallela di via Mac Mahon).
In questa via, all'epoca molto più periferica di quanto non lo sia oggi, e precisamente al numero 18, si trovava una misera osteria, la Trattoria della Bruschera, di tal Colombo, frequentata dai manovali che gravitavano attorno al non lontano scalo ferroviario Farini.
In quel tardo pomeriggio, nel locale pubblico si erano infiltrati, travestiti da operai, tre Agenti di Pubblica Sicurezza: il maresciallo Giuseppe La Corte e i brigadieri Sebastiano Pulvirenti e Carlo Montanari.
Lo scopo era quello di catturare, dopo una soffiata, i rapinatori del colpo alla gioielleria di via Manzoni 44, avvenuta pochi giorni prima, il 13 novembre.
Lo scopo era quello di catturare, dopo una soffiata, i rapinatori del colpo alla gioielleria di via Manzoni 44, avvenuta pochi giorni prima, il 13 novembre.
Purtroppo l'operazione di polizia non andò nel verso giusto, e così La Corte e Pulvirenti caddero sotto il piombo dei rapinatori, che poterono così guadagnarsi la fuga.
Tra questi, vi era il noto delinquente Sante Pollastri, all'epoca vero "nemico pubblico numero uno", il "feroce bandito".
Rifugiatosi a Parigi, verrà là arrestato nel 1927 dal vicecommissario Rizzo della Questura di Milano, e poi condannato all'ergastolo, dopo l'estradizione in Italia.
Il Brigadiere Pulvirenti riposa al cimitero Maggiore, in un ossario del Reparto 1, proprio nella zona dell'ingresso. Un corridoio umido nel sotterraneo, una piccola lapide 40x60 a far da tappo al suo ossario, giusto un fiore di plastica.
Pollastri è invece entrato nella storia, anche per la leggendaria amicizia con il campionissimo del ciclismo Costantino Girardengo (erano entrambi di Novi Ligure), e rivive nella canzone "Il bandito e il campione", scritta da Luigi Grechi e interpretata da Francesco De Gregori nel 1993.
Pollastri è invece entrato nella storia, anche per la leggendaria amicizia con il campionissimo del ciclismo Costantino Girardengo (erano entrambi di Novi Ligure), e rivive nella canzone "Il bandito e il campione", scritta da Luigi Grechi e interpretata da Francesco De Gregori nel 1993.
Mauro Colombo
giugno 2019
maurocolombomilano@virgilio.it