“Sino a 25 anni or sono” scrivevano nel 1892 Fumagalli,
Sant’Ambrogio e Beltrami nel loro volume Reminiscenze di storia ed arte “di
fronte al grandioso palazzo … dell’accademia di Brera, richiamava l’attenzione
un’altra costruzione monumentale la cui ricca ed elegante decorazione
architettonica non sorpassava però l’altezza della cornice del piano terreno…”.
Insomma, il passante che si trovava a percorrere la
contrada, si trovava di fronte ad un potenziale grandioso palazzo, al civico 1556, del quale
però poteva ammirare solo il piano terra, visto che il cantiere si era ben
presto arrestato.
Il primo piano, senza alcun valore, era un’aggiunta successiva, economica e sgraziata, voluta dai proprietari che ne rilevarono i terreni fin dal XVII secolo, i Castelbarco-Simonetta.
Vediamo in questa porzione di mappa l'assetto che la contrada aveva all'epoca:
Nel 1864 l’incompiuto palazzo era stato poi rilevato da un ricco borghese di nome Gonzales, il quale dopo solo un anno (quindi nel 1865) provvedeva alla totale demolizione, per sfruttare appieno il terreno così liberato, e l’annesso giardino, in un momento in cui l’espansione urbana in quella parte di Milano iniziava a dare i suoi frutti e tornaconti.
Il primo piano, senza alcun valore, era un’aggiunta successiva, economica e sgraziata, voluta dai proprietari che ne rilevarono i terreni fin dal XVII secolo, i Castelbarco-Simonetta.
Vediamo in questa porzione di mappa l'assetto che la contrada aveva all'epoca:
Nel 1864 l’incompiuto palazzo era stato poi rilevato da un ricco borghese di nome Gonzales, il quale dopo solo un anno (quindi nel 1865) provvedeva alla totale demolizione, per sfruttare appieno il terreno così liberato, e l’annesso giardino, in un momento in cui l’espansione urbana in quella parte di Milano iniziava a dare i suoi frutti e tornaconti.
Al suo posto vennero così innalzati degli edifici tardo
ottocenteschi fatti di appartamenti per la borghesia, peraltro più arretrati,
per far risultare più larga e agevole al transito la via Brera.
Vediamo in questa seconda mappa la via rettificata e ampliata:
Vediamo in questa seconda mappa la via rettificata e ampliata:
Del palazzo incompiuto e così velocemente e senza rimpianti
demolito, poche sono le tracce rimaste.
Ma chi era il committente di un così grandisoso progetto mai completato? L’artefice
della costruzione fu Giovanni Angelo Medici di Marignano (1499-1565) (fratello dell'altrettanto famoso Gian Giacomo, detto il Meneghino, capitano di ventura), salito al soglio
pontificio il 24 dicembre 1559, col nome di Pio IV (per la biografia leggi qui ).
Divenuto Pontefice, per la sua Milano aveva in mente tre progetti: un palazzo familiare di rappresentanza in via Brera, un degno monumento funebre al fratello da poco scomparso, una ricca sede per i Giureconsulti, o Nobili Dottori.
Gli ultimi due progetti andarono velocemente in porto: il monumento funebre fu eretto in Duomo su disegno di Leone Leoni, e la sede dei Giureconsulti affidata a Vincenzo Seregni ed ancora oggi visibile in via Mercanti.
Divenuto Pontefice, per la sua Milano aveva in mente tre progetti: un palazzo familiare di rappresentanza in via Brera, un degno monumento funebre al fratello da poco scomparso, una ricca sede per i Giureconsulti, o Nobili Dottori.
Gli ultimi due progetti andarono velocemente in porto: il monumento funebre fu eretto in Duomo su disegno di Leone Leoni, e la sede dei Giureconsulti affidata a Vincenzo Seregni ed ancora oggi visibile in via Mercanti.
Minor fortuna ebbe invece il progetto per Brera: affidato anch'esso al Seregni, sappiamo che all’inizio
del 1565 esistevano le tavole progettuali, ed erano iniziate le trattative per l’acquisito dei
necessari terreni nella contrada. Terreni un tempo occupati dalla dimora di Cicco Simonetta, il famoso consigliere del duca Francesco Sforza.
Poi una brusca accelerata e l’innalzarsi del piano terreno. Disgraziatamente, il 6 dicembre dello stesso 1565, Pio IV morì, e il cantiere venne repentinamente e definitivamente abbandonato.
Poi una brusca accelerata e l’innalzarsi del piano terreno. Disgraziatamente, il 6 dicembre dello stesso 1565, Pio IV morì, e il cantiere venne repentinamente e definitivamente abbandonato.
Del suo passaggio ai Castelbarco-Simonetta (che completarono
appunto un primo piano a soli fini di sfruttamento) e al Gonzales che lo demolì
abbiamo già detto.
Una volta abbattuto, del palazzo rimasero solo, come si è sempre detto,
un paio di foto e un disegno dal vero eseguito dal pittore Galliari,
mediocre e sommario a tal punto da poter malamente decifrare le scelte
architettoniche.
In realtà esiste anche un stampa di inizio Ottocento, che pur ritraendo l'Accademia, ci permette di vedere del palazzo incompiuto lo spigolo sinistro:
Infine, i disegni del Seregni:
In realtà esiste anche un stampa di inizio Ottocento, che pur ritraendo l'Accademia, ci permette di vedere del palazzo incompiuto lo spigolo sinistro:
Con i bombardamenti della seconda guerra anche i palazzi ottocenteschi subirono gravi danni, tanto da essere abbattuti a conflitto terminato.
Come possiamo vedere oggi, al loro posto, arretrati ulteriormente in modo che la via Brera ne guadagnasse ancora in larghezza, sono stati eretti due edifici nel tipico stile anni Cinquanta, uno dei quali recentemente ristrutturato, l'altro in stato di abbandono.
Bibliografia
Fumagalli C., Sant’Ambrogio D., Beltrami L., Reminiscenze di
storia ed arte nel suburbio e nella città di Milano, parte III, 1892, Pagnoni
tipografo
mauro colombo
settembre 2014
maurocolombomilano@virgilio.it
tutti i diritti riservati
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