Scriveva, ormai 70 anni fa, Raffaele Calzini nel suo "Milano fin de siècle" di come provasse nostalgia di "quei gridi dei venditori ambulanti" che ancora alla fine dell'ottocento allietavano rumorosamente le vie cittadine. Erano caratteristici, e a loro modo, poetici.
"Il loro suono, il loro ritmo, avevano maggiori caratteristiche delle parole che si limitavano a indicare la qualità della merce e ad elogiarla".
Così, l'autunno si apriva con il vociare del venditore di uva: "Oh che uuga!", ma anche: "Nosètt a cinq ghej dòdes!".
E poi il lugubre "Quel del resegusc!".
Insomma, le vie milanesi erano un coro continuo di venditori ambulanti, ognuno con il suo grido caratteristico, per attirare attorno a se una schiera più o meno vasta di donne del focolare, ma anche di ragazzi, quando il venditore era quello della "Gnaccia" (cioè di castagnacci) o il Firunatt o il "Scotti cald!". Le castagne erano sempre il pezzo forte dell'autunno e dell'inverno!
O il famoso "Peeri cotti".
La primavera portava per le vie altri venditori, o forse gli stessi che adattavano la mercanzia alla stagione, e così i gridi erano "Magiooostra fresca e beeela!", o "Erbiunitt!" e "Bei spargiott!". E il venditore di gamberi strillava: "Quell di gamber, gamber del Lamber, salaati e booni. Cootti col saal e l'erba bonna!".
E in piena estate, il mitico "Giasee" e il venditore di rane, ingrediente tipico della cucina milanese.
C'era anche il venditore di "Stringhe e bindelli", mentre accompagnato dal carretto sul quale oscillava la caldaietta, il venditore di rape cotte "Buiocch! buiocch!".
Ed infine, il venditore di almanacchi, che a Milano circolavano in gran numero. Letture semplici per il popolo, interessato a informazioni pratiche quali calendario e santi, il levare del sole, elenco di fiere e mercati, ma anche cabala e lotto. Essendo il più famoso almanacco il "Pescatore di Chiaravalle", il grido era "Ciaravall! Ciaravallin!".
Accanto a questi richiami tipicamente stagionali, c'erano poi (periodici e più caratteristici), gli annunci dei mestieri ambulanti: "Molitta, molitta!", e "Strascèe, strascèe".
Ma anche l'immancabile "Spazzacamin".
E naturalmente, tanti, tantissimi altri. Rimpiazzati poi dai mercati settimanali e dai negozi e supermercati.
Mauro Colombo
luglio 2016
maurocolombomilano@virgilio.it