Uno degli edifici moderni di Milano più discussi fin dal giorno della sua inaugurazione è la Torre Velasca.
Quando nel 1957 la città vide (liberata dalle impalcature) cosa lo studio d'architettura BBPR (Banfi-Belgiojoso-Peressutti-Rogers) aveva realizzato, subito si divise tra detrattori ed entusiasti. Un dibattito che neppure oggi può dirsi placato.
L'avveniristico grattacielo, il cui progetto strizza l'occhio a linee ben più antiche (la torre del Filarete), sorge dove corre la via Velasca, un tempo contrada irregolare e angusta, che il Governatore dello Stato di Milano, Juan Fernandez de Velasco, fece allargare per favorire il deflusso dei carri carnevaleschi dalla via Larga al corso di Porta Romana. Ciò accadde verso il 1595, a spese di Ermete Visconti, e la via così allargata prese il nome del pragmatico Governatore.
In questa zona (era contigua al Bottonuto), in tempi antichi (quando Mediolanum era capitale dell'Impero romano), si estendeva il porto fluviale cittadino, originato grazie all'allargamento del fiume Seveso, e tracce se ne rinvennero in epoca recente durante vari scavi.
Oltretutto, la presenza di acqua (prevalentemente stagnante), ricorre in due toponimi qui presenti: via Poslaghetto e via Pantano.
Solo l'ultima sopravvive, la prima avendo lasciato il posto, dopo imponenti demolizioni, proprio alla Torre che dalla via del governatore spagnolo prende il nome.
Oltretutto, la presenza di acqua (prevalentemente stagnante), ricorre in due toponimi qui presenti: via Poslaghetto e via Pantano.
Solo l'ultima sopravvive, la prima avendo lasciato il posto, dopo imponenti demolizioni, proprio alla Torre che dalla via del governatore spagnolo prende il nome.
Dove ove oggi poggiano le fondamenta del grattacielo, fin da tempi remotissimi sorgeva un'antica chiesetta: san Giovanni (evangelista) in Guggirolo.
Nome curioso e non del tutto chiarito: probabilmente dal longobardo "augia", cioè prato limaccioso (e ci starebbe, visto che sorgeva dove un pantano diede nome persino alla via), ma per altri da "guggia", cioè ago da cucito in milanese, perchè qui accanto si trovava una fabbrica di aghi (e il bocciuolo nel quale si tengono puntati gli aghi è detto guggiroeu, ci ricorda il Cherubini).
Secondo il Latuada, invece, bisognerebbe credere che la chiesa fosse caratterizzata da una alta guglia.
Secondo il Latuada, invece, bisognerebbe credere che la chiesa fosse caratterizzata da una alta guglia.
Presso la chiesetta, soppressa e demolita nel 1799, in piena epoca rivoluzionaria, aveva sede (dalla metà del XVI secolo) una Confraternita, quella di santa Maria della Passione. Era un luogo pio preposto alla elargizione di elemosine ai poveri, prevalentemente in giornate prestabilite, come il natale o durante altre ricorrenze religiose.
Mauro Colombo
novembre 2018
maurocolombomilano@virgilio.it