Nel 313, con l’Editto di Milano, l’imperatore Costantino concesse la
libertà di culto in tutto l’impero, mettendo fine a secoli di
persecuzioni contro i Cristiani. Con l’Editto di Tessalonica (del 380) il Cristianesimo divenne religione di Stato.
I templi pagani, dedicati agli dei tanto cari un tempo alle popolazioni italiche, finirono con l'essere abbandonati o abbattutti, spesso ritenendosi quei luoghi impuri e pericolosi.
Più tardi, tra il V e il VI secolo, consolidatosi il Cristianesimo, l’avversione nei confronti degli
antichi edifici, abbandonati o in rovina, venne meno, e si diffuse l'usanza (economica e pragmatica) di purificare i templi pagani per
trasformarli in chiese cristiane.
Molti luoghi in Italia conservano ancora le tracce di questo
momento di transizione e alcuni edifici permettono di leggere
quelle trasformazioni architettoniche che riflettono la fine di un’epoca e l’inizio di un
mondo nuovo.
A Milano, soffermiamoci su due chiese che sorsero, mantendone il ricordo nel nome, sui resti (o quanto meno sul sedime) di templi pagani: san Donnino alla mazza e san Giovanni alle quattro facce.
Di entrambe ne lasciò testimonianza Serviliano Latuada nella sua Descrizione di Milano (1735), nel volume V, rispettivamente a pagina 382 e 104.
San Donnino si trovava in via Bigli, proprio dove la viuzza disegna una leggera piega, allargandosi. Era questo il sagrato della chiesa.
Il fianco era sul vicoletto che ancora permette di raggiungere via Montenapoleone, e percorrendolo possiamo vedere l'ammattonato di questo muro superstite.
La chiesa risaliva al secolo XI ed era dedicata a Donnino, legionario
romano santificato per aver perso letteralmente la testa, decapitato dai Galli.
Il
suffisso "alla mazza" ci ricorda Ercole, il primo mortale a divenire dio,
figlio di Giove e della regina Alcmena. Ercole, il forzuto per
antonomasia, era raffigurato spesso con una mazza. Pochissimi dubbi sul fatto che la chiesetta nacque proprio sui resti di un tempio romano dedicato a
questo dio.
Nel 1800 l'edificio sacro fu acquistato dalla famiglia Ballabio, che approfittò della sconsacrazione che la chiesa aveva da poco subito ad opera dei napoleonici.
Ben presto demolita, al suo posto i Ballabio edificarono un palazzetto, poi crollato sotto le bombe angloamericane. Nel dopogurra, qui fu innalzato l'attuale edificio di Luigi Mattioni (1914-1961, lo ricordiamo a Milano per aver disegnato la torre Breda, in piazza delle Repubblica).
Non molto distante si trovava san Giovanni, era sufficiente percorrere l'attuale via Arrigo Boito (da via Verdi), per arrivare ad uno slargo (da pochi anni dedicato a Giordano Dell'Amore) di forma quasi regolare, sul quale oggi si affaccia un palazzo ottocentesco. Proprio al suo posto sorgeva la chiesa di san Giovanni alle quattro facce, poi demolita nel 1786. Chiesetta antecedente al 1000, poi rifatta su disegno di Francesco Maria Richini nel seicento, prendeva il nome del dio pagano venerato nel tempio sul quale si era innestata, cioè Giano Quadrifornte (o dalle quattro facce).
Giano era una delle divinità più antiche ed importanti della religione romana. Solitamente raffigurato con due facce, presidiava l'inizio e la fine delle cose, o anche le entrate e le uscite (era spesso venerato presso le porte cittadine). Nella variante con quattro facce, il dio era posto a protezione delle quattro stagioni o dei punti cardinali.
Mauro Colombo
dicembre 2018
maurocolombomilano@virgilio.it