Tra i tanti tesori e gioielli artistici che la nostra basilica ambrosiana custodisce, un posto di rispetto lo riveste la scultura del cupo serpente bronzeo, posto sopra una colonna marmorea posizionata nella navata centrale, verso la navata sinistra.
Di antichissima fattura, di questo serpente misterioso ce ne parla già nel 1675 Pietro Paolo Bosca, prefetto della biblioteca ambrosiana, nell'opera "De serpente aeneo Ambrosianae basilicae Mediolani micrologus" per i tipi di Francesco Vigoni.
Secondo l'Autore, il serpente di bronzo fu portato a Milano dal vescovo Arnolfo II (eletto nel 998, morto nel 1018, di origine longobarda e discendente dei Capitani di Arsago Seprio), durante gli anni del suo ministero. Il serpente era stato prelevato a Costantinopoli (già Bisanzio, oggi Istambul).
Arnolfo II è ricordato anche per aver fondato la chiesa di San Vittore (dove peraltro fu poi sepolto).
Ma cosa rappresentava quel serpente, e che significato assunse per la chiesa?
Si tratta certamente di un manufatto evocativo del biblico serpente di Mosè (Necustan o Nehustan).
Nella Bibbia, il libro dell'Esodo narra (capitolo 7) infatti:
Nella Bibbia, il libro dell'Esodo narra (capitolo 7) infatti:
8 Il Signore disse a Mosè e ad Aaronne: 9 «Quando
il faraone vi parlerà e vi dirà: "Fate un prodigio!" tu dirai ad
Aaronne: "Prendi il tuo bastone, gettalo davanti al faraone"; esso
diventerà un serpente». 10 Mosè e Aaronne andarono
dunque dal faraone e fecero come il Signore aveva ordinato. Aaronne
gettò il suo bastone davanti al faraone e davanti ai suoi servitori e
quello diventò un serpente. 11 Il faraone a sua volta
chiamò i sapienti e gli incantatori; e i maghi d'Egitto fecero anch'essi
la stessa cosa, con le loro arti occulte. 12 Ognuno di essi gettò il suo bastone e i bastoni divennero serpenti; ma il bastone d'Aaronne inghiottì i loro bastoni.
Del serpente bronzeo si narra anche nel quarto libro della Bibbia, quello dei Numeri (capitolo 21), dove si legge:
4 Poi gli Israeliti partirono dal monte Or, andarono
verso il mar Rosso per fare il giro del paese di Edom; durante il
viaggio il popolo si perse d'animo. 5 Il popolo parlò
contro Dio e contro Mosè, e disse: «Perché ci avete fatti salire fuori
d'Egitto per farci morire in questo deserto? Poiché qui non c'è né pane
né acqua, e siamo nauseati di questo cibo tanto leggero». 6 Allora il Signore mandò tra il popolo dei serpenti velenosi i quali mordevano la gente, e gran numero d'Israeliti morirono. 7 Il
popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato
contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi
questi serpenti». E Mosè pregò per il popolo. 8 Il
Signore disse a Mosè: «Fòrgiati un serpente velenoso e mettilo sopra
un'asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita».
Il nostro serpente, che sicuramente era una delle tantissime realizzazioni bronzee che il mondo antico aveva creato per richiamare i racconti della Bibbia, una volta giunto a Milano e posto nella Basilica ambrosiana divenne oggetto di culto.
Il popolo milanese si convinse presto che aveva capacità taumaturgiche, soprattutto nei casi di vermi e dolori intestinali dei bambini.
Il popolo milanese si convinse presto che aveva capacità taumaturgiche, soprattutto nei casi di vermi e dolori intestinali dei bambini.
"E perzò li fantini picolini in lo dì poso Pasqua de la Resurectione funo portadi lì, azochè li vedeno questo serpente e del morso de li vermini fusseno liberati, e questo approva la frequente devotione" (così il Bosca nell'opera citata).
Per secoli le madri conservarono così l'abitudine di portare i loro figlioli al cospetto del sacro serpente, per chiedere guarigioni o per prevenire malattie e disturbi.
Questa forma di idolatria finì con l'essere osteggiata dalla Chiesa, fino a che il cardinale Borromeo proibì esplicitamente ai credenti di continuare con le antiche tradizioni legate al serpente di sant'Ambrogio.
Mauro Colombo
gennaio 2020
maurocolombomilano@virgilio.it