In questi tempi funestati dall'epidemia di Coronavirus, è doveroso ricordare un medico che tanti benefici riuscì a portare nella prevenzione di una malattia un tempo terribile: il vaiolo.
Non stupisce, pertanto, se a questo medico è intitolato l'ospedale milanese che oggi, per primo, si è occupato dell'epidemia in corso.
Luigi Sacco nacque a Varese il 9 marzo 1769; laureatosi a Pavia, allievo dello Spallanzani, si trasferì presto a Milano.
Affascinato dagli esperimenti e dalle intuizioni dell'inglese Jenner, si dedicò alla diffusione e al perfezionamento del vaccino contro il vaiolo umano (virus variola) partendo dall'innocuo (per gli uomini) vaiolo bovino.
Dal settembre 1800 all'aprile 1801 eseguì più di 300 innesti di virus vaccino, iniziando nelle campagne attorno a Varese (sopra alcuni bambini di un contadino), per poi proseguire a Giussano, a Montonate ed in gran parte a Milano.
Alle prime inoculazioni era seguito un periodo di sperimentazione di controllo.
Raccolto infatti materiale pustoloso di vaiolo umano, lo aveva innestato in alcuni fra i suoi primi pazienti vaccinati: nessuno si ammalò, la vaccinazione funzionava a dovere!
Questi trionfi della vaccinazione in Lombardia spinsero il governo della Repubblica Cisalpina
a nominare nel 1803 il Sacco quale Direttore generale della vaccinazione, mettendogli a
disposizione gli orfanotrofi per organizzare pubblici esperimenti.
Così, la sperimentazione relativa alla validità della vaccinazione fu condotta sopra i trovatelli milanesi, nel Pio Luogo di Santa Caterina alla Ruota (annesso alla Ca' Granda).
Nello stesso anno pubblicò il suo libro "Memoria
sul vaccino unico mezzo per estirpare radicalmente il vajuolo umano,
diretto ai governi che amano la prosperità delle loro nazioni".
Nel 1809, come egli stesso ricordò a Eugenio di Beauharnais, i vaccinati ammontavano a 1.500.000.
"Io stesso ho vaccinato più di 500.000 individui ed altri 900.00 sono gl’innestati dai professori a ciò deputati».
Era riuscito ad organizzare, primo in Europa, una delle più massicce campagna sanitarie che la storia avesse mai conosciuto.
Morì nel 1836, nella sua abitazione di corso Monforte. Fu sepolto nel cimitero di san Gregorio, alle spalle del Lazzaretto.
Nel 1858 gli fu dedicata una lapide all'interno della cappella della Santissima
Annunziata dell'Ospedale maggiore di Milano, la Ca' Granda (oggi sede
dell'università degli studi). Il testo lo definisce "Primo inoculatore del vaccino in Lombardia".
In tempi più recenti, a lui venne intitolato l'Ospedale-Sanatorio milanese di Vialba (antica zona agricola poi entrata a far parte del comune di Musocco, a sua volta aggregato a Milano nel 1923).
Questo ospedale, inaugurato nel 1931, per trattare e contrastare la tubercolosi, fu uno uno dei primi tisicomi di pianura sorti in Italia.
Oggi l'ospedale Sacco, in via Grassi, è centro di riferimento per le emergenze epidemiologiche e per importanti patologie infettive,
oltre che per altre varie malattie di natura oncologica, cardiologica,
ecc., e rappresenta una delle realtà ospedaliere milanesi più conosciute
a livello nazionale.
Bibliografia
Porro A., Luigi Sacco e la prima grande campagna di vaccinazione contro il vaiolo in Lombardia, 1800-1801, 2012
Mauro Colombo
marzo 2020, ultima modifica gennaio 2022
maurocolombomilano@virgilio.it
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