Come ogni grande manifestazione che si rispetti, anche l’Esposizione
internazionale del 1906 generò fin dal momento della sua progettazione lamentele
e malumori sugli argomenti più disparati.
Già dall’anno precedente vennero da più associazioni di
categorie chiesti aumenti salariali, in vista di un sicuro e nefando aumento
dei prezzi dei generi di prima necessità e delle pigioni degli affitti. In molti prevedevano infatti che negozianti e
proprietari di case avrebbero speculato ai danni delle classi meno agiate.
Nel 1906 si decisero così (per molti ma
non per tutti) leggeri aumenti retributivi per le classi operaie e impiegatizie (e anche
ai dipendenti comunali), in modo che queste potessero far fronte all’imminente caro vita che
avrebbero dovuto sperimentare vivendo e lavorando a Milano.
Un altro problema che esplose fu quello della
mancanza di alloggi per i futuri ospiti che sarebbero giunti in città in
occasione del grande evento. Alberghi, camere ammobiliate, appartamenti privati
non potevano certo essere sufficienti per visitatori e addetti ai lavori. Si ipotizzò addirittura che le
presenze nel semestre espositivo avrebbero sfiorato i 5 milioni!
Il tema della giusta e corretta ospitalità dei forestieri tenne banco per
almeno un anno, con preoccupazioni da parte della carta stampata circa il
rischio di accaparramenti di alloggi, di indiscriminati aumenti dei prezzi, di
disdette dettate dalla paura di non saper dove dormire. Si rischiava insomma una figuraccia internazionale.
Dopo aver provveduto solo in parte, riattando magazzini in
disuso e promettendo aule e palestre scolastiche (e accettando anche l’aiuto
promesso dall’Umanitaria), il Comune e il Comitato organizzatore dovettero
arrendersi all’evidenza, e cercare soggetti privati disposti a costruire nuove
e sufficienti soluzioni abitative provvisorie.
Il più interessante risultato di questa collaborazione
Comune-privati, fu il complesso accordo stipulato nell’ottobre 1905 con la ditta Odorico e C. per coprire il Redefossi lungo viale Venezia (oggi Vittorio Veneto), nel tratto compreso
tra porta Principe Umberto (cioè il sottopasso per la stazione centrale, quella
vecchia, oggi piazza della Repubblica) e porta Venezia, e contestualmente incaricare
la Banfi, Stevani e C. di realizzare su tale area fabbricati abitativi.
I costi di copertura del canale e di costruzione sarebbero
stati a totale carico della Banfi e Stevani, la quale avrebbe poi potuto affittare ai forestieri giunti in città le mille camere realizzate, per tutto il 1906 e anche per il 1907. Dopodichè i fabbricati sarebbero stati demoliti.
Nacque così il vasto "Ideal hotel", del quale ci restano alcune cartoline pubblicitarie.
Nacque così il vasto "Ideal hotel", del quale ci restano alcune cartoline pubblicitarie.
Non mancarono le proteste degli albergatori (in parte
tacitate con concessioni varie) né un contenzioso con la Banfi e Stevani per
somme non corrisposte al Comune.
In ogni caso, i lavori partirono celermente e presto il
Redefossi, interrato, lasciò il posto a casette di legno e cemento che vennero
affittate ai visitatori come fossero stanze d’albergo.
L’esposizione fu anche in questo senso un grande successo.
Un altro complesso abitativo fu realizzato proprio accanto all'area espositiva di piazza d'armi, in piazza VI febbraio, denominato "il Risposo".
Bibliografia
Misiano F., La città più città d'Italia verso l'Europa-L'esposizione internazionale di Milano del 1906, Tesi UniMi 2012/2013
Un altro complesso abitativo fu realizzato proprio accanto all'area espositiva di piazza d'armi, in piazza VI febbraio, denominato "il Risposo".
Bibliografia
Misiano F., La città più città d'Italia verso l'Europa-L'esposizione internazionale di Milano del 1906, Tesi UniMi 2012/2013
Sull'Esposizione del 1906 leggi anche: il padiglione eritreo, la ferrovia elettrica sopraelevata, la prima filovia.
Mauro Colombo
ottobre 2017
maurocolombomilano@virgilio.it